Ishmael Bea, Memorie di un soldato bambino, Neri Pozza 2008. Nella sua tristezza è un libro bellissimo. Uno dei più belli che ho letto. Siamo vicini come intensità, pur nella differenza di tema a "Se questo è un uomo" di Primo Levi, o al "Il sergente nella neve" di Mario Rigoni Stern L'autore racconta la sua storia, prima di fuggitivo dalla guerra e poi di combattente bambino, tra i ribelli della Sierra Leone. La lettura di queste pagine è un urlo contro tutte le ingiustizie del mondo. Dal punto di vista narrativo la lettura è accativante e si legge tutto di un fiato. Voto 10. Kevin Bales - I nuovi schiavi. La merce umana nell'economia globale, Feltrinelli 2002. Si tratta di un libro molto duro in cui vengono descritti alcune delle peggiori schiavitù della terra, sono 27 milioni gli schiavi nel mondo. Sembra impossibile ma è così. All’inizio la triste la storia di una ragazzina portata via dal Malì, e costretta a fare la schiava a Parigi. Successivamente i matrimoni combinati in Pakistan e il pericolo di essere uccisi per non aver ottemperato alla volontà dei genitori. Poi si narra, degli "schiavi" in India che lavorano per fare i mattoni. In un paese in piena espansione edilizia, i materiali da costruzione sono richiestissimi, e lo sfruttamento di essere umani è garantito. Poi è la volta della Mauritania dove la legge contro la schiavitù è stata promulgata 4 volte, segno di una continua disattesa della sua prescrizione. Per ultimo il Brasile dove ci sono dei posti orrendi, in cui si produce il carbone vegetale che usiamo solitamente per il nostro barbecue, ma che proviene da massicce campagne di disboscamento che devastano il territorio e sfruttano gli essere umani. Voto 7. Grichka Bogdanov, Igor Bogdanov, I cacciatori di numeri, Piemme 2014.
Interessantissimo libro sui numeri, sulle costanti che regolano i principi fisici e sul legame tra principi matematici e trascendenza. E' un libro interessante ma anche un pò difficile. Voto 6. Tuccillo Ziezel Peisel, L'arte di vivere i sogni, Sperling e Kupfer, Si tratta di un libro molto interessante, però senza bibliografia e parla della capacità di vivere sogni lucidi. Insinua nel lettore la possibilità di raggiungere la dote di creare dei sogni a proprio piacimento. E' molto piacevole. Voto 7. Però anteposto a questo libro c’è, Laurent Lachance, Il libro dei sogni, Garzanti (1986), dove si dice che è un illusione pensare di avere sogni lucidi a piacimento. Secondo Lachance, il sogno assolve a sette funzioni come si può facilemte leggere nel link del libro. Saluti Giuliano Mazzocco EnergyBack è ... ... un allenamento innovativo e sorprendente per il fitness pelvico. EnergyBack è una seduta che ti consente di allenarti mentre sei impegnato a fare qualcos'altro. Molte persone svolgono il loro lavoro seduti, ora possono divertirsi e mantenere i loro corpi attivi senza pensarci, perché Energyback li fornisce automaticamente. Lo studio scientifico Un primo studio (durato circa un anno), soggetto all'autorizzazione alla sperimentazione umana da parte del CARU con il rapporto di approvazione n. 8 2018, è stato condotto presso il Dipartimento di Scienze, Biomedicina e Movimento dell'Università di Verona. Questa prima fase di studio sarà seguita da un'altra ... La procedura di studio e i risultati, anche se ne sono a conoscenza, sono proprietà intellettuale dei ricercatori e non sono ancora stati pubblicati, quindi posso parlarne solo in un modo molto generale. Nello studio è stato analizzato il comportamento della colonna vertebrale, seduta su EnergyBack, di un numero statisticamente idoneo. I risultati Lo studio ha riconosciuto che EnergyBack da fermo è ergonomico, immaginate cosa può essere in movimento. La novità è che .... -EnergyBack è sempre con te - ha un alto grado di movimento derivante dalla palla che non è legata sopra o sotto di essa. La palla è pesante, robusta ed elastica, progettata per durare il più a lungo possibile. La ricerca è stata difficile perché lo sforzo a cui è sottoposto è considerevole. L'elasticità è un fattore importante che consente alla zona pelvica di avere micro-sollecitazioni continue. - ha un poggiapiedi che estende l'allungamento - consente uno speciale tipo di movimento - quando lo si utilizza, la base è ben ancorata al pavimento da supporti in gomma. Per spostarsi avanti e indietro con il sedile, la base deve essere solida e le ruote sono una contraddizione. EnergyBack è diverso. Non ci sono ruote. EnergyBack è potente, il diametro ridotto della palla in associazione con il sedile moltiplica l'effetto fitball. Saluti ![]() Libro di riferimento: Leonardo Tondo, Qualcuno ce l’ha con me: Dal pregiudizio alla paranoia, Baldini Castoldi, 2017. Cos’è la paranoia? “Per paranoia si intende una psicosi caratterizzata da un delirio cronico, basato su un sistema di convinzioni, principalmente a tema persecutorio, non corrispondenti alla realtà” (questo è l’incipit di wikipedia sull’argomento ma si consiglia di leggere tutto l’articolo). Per l'immagine si ringrazia Fkickr: LINK Qualcuno ce l’ha con me: un alieno, la Cia, la mafia o forse quella persona che ho visto in treno due mesi fa. “Come si chiama?” “Non lo so.” “Dove abita?” ”Abita a Milano.” “Ma è distante 200 km da qui, come fa a disturbarti?” “ Lui ha i superpoteri”. “Ora sono convinta che "qualcuno", non so se chiamarlo "Dio" (mi ritengo agnostica però..), il "destino", il "fato"... ce l'abbiano con me. Ho costantemente la sensazione che questo "qualcuno", dall'alto, abbia già deciso per me. Ecco...già deciso per me. E qualcuno non vuole che io stia tranquilla, non vuole che io faccia cose semplici e soddisfacenti. Qualcuno vuole in sostanza, farmi morire.” In questo interessante libro si parla del delirio, dapprima tracciandone una cronologia e poi descrivendo le declinazioni quotidiane che causano l’infelicità di chi la vive e di chi la subisce. Alle volte si pensa che il la persona che delira sia uno che ha un modo alternativo di pensare, a cui la società in un certo qual senso limiterebbe la libertà. In realtà e tutto il contrario. Il delirio è una espressione di mancanza di libertà . “La persona non può non delirare e non può pensare diversamente”. Il pensiero del delirante è sostanzialmente saturo, incapace di essere aperto alla conoscenza e ai dubbi. Nel libro ho trovato le biografie di alcuni persone più o meno conosciute. -David Lazzaretti, considerato il Cristo dell’Amiata, era un mistico visionario (Link) ucciso dai carabinieri durante una processione in preparazione dell’imminente instaurazione di un regno dello spirito. - Anders Behring Breivik (1979-) terrorista norvegese è stato responsabile di un omicidio di massa nel luglio del 2011. - John Eleuthère du Pont (1938-2010) figlio di una ricchissima famiglia americana, dal comportamento eccentrico, uccise in presa a delirio persecutorio una persona. -Iosif Vissarionovicˇ Džugašvili (1878-1953), dittatore dell’Unione Sovietica, noto con il nome di Stalin. Figlio di un alcolista, non potè partecipare alla prima guerra mondiale a causa di menomazione a un braccio, di bassa statura, era di una freddezza impressionante, umiliò talmente tanto la sua seconda moglie fino a spingerla al suicidio, irrise il tentativo di suicidio di suo figlio Jakov dicendo che non era capace neanche di uccidersi e chiamava sua mamma, “quella vecchia puttana”. Quando viaggiava in treno, per paura di complotti, ne faceva partire 5, di cui quattro con suoi sosia. Fece un solo volo aereo, verso Teheran e si fece scortare da 27 caccia. Dal 1930 al 1938 ordinò le famose purghe staliniane che miravano ad uccidere qualsiasi potesse, anche minimamente, insidiare il suo potere. Sterminò addirittura i comandi militari arrivando a ridosso della seconda guerra mondiale con la mancanza di ufficiali nel suo esercito. Diventò sempre più paranoico e megalomane facendosi chiamare con titoli altisonanti quale “Genio brillante dell’umanità”. Il suo potere causò la morte di 50-60 milioni di persone. “L’uccidere gli dava un senso di potere, tanto che si vociferava si facesse descrivere i particolari della morte delle persone importanti, trovandoli molto divertenti.” “Fa profondamente riflettere che le uccisioni di decine di milioni di russi siano passate del tutto in secondo piano rispetto all’olocausto ebraico, considerato anche che Stalin aveva preceduto di anni lo stesso Hitler con deportazioni e stermini.” -Wilhelm Reich, esponente molto famoso della psicanalisi e dalle teorie fantasiose come quella “dell’orgone”. - Franziska Schanzkowska sostenne fino alla sua morte di essere Anastasia Nikolaevna Romanova, l’ultima figlia dello zar di Russia, ma venne sconfessata dall’esame del Dna. Anche in Italia ci difendiamo bene. Paolo Albani (LINK) ha raccolto le biografie di 70 “mattoidi italiani” suddividendoli per tipologia: astronomi, fisici, scienziati, linguisti, filosofi, trasmettitori del pensiero, profeti, ideatori di nuove religioni, psicologi … Per ultimo sull’argomento segnalo un piccolo video di un medico che riporta alcune malattie mentali : Link Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY Potrà sembrare strano ma è possibile prevedere il 90% degli eventi futuri, senza rivolgersi a una chiromante o a qualche fattucchiera. Potrebbe sembrare assurda un’affermazione del genere, ma “purtroppo” è vera.
L’applicazione del metodo matematico noto come “teoria dei giochi” permette di ottenere questi risultati, non solo in qualche campo ma sostanzialmente in tutti. È quanto sostenuto dal libro: Bruce Bueno De Mesquita, L'uomo del destino, il mio metodo matematico per predire il futuro, Rizzoli 2011. Purtroppo la lettura, genera in un lettore idealista, propenso a pensare il genere umano rivolto ad evitare il male e scegliere il bene, una considerevole amarezza. L’autore docente di teoria politica alla NYU e consulente della CIA in questo libro spiega, come applicando “la teoria dei giochi”, sia possibile fare previsioni piuttosto accurate circa gli esiti futuri. Cominciando ad analizzare tutti gli attori di una determinata situazione ed assegnando in base a dei calcoli statistici una percentuale di forza, è possibile ottenere sostanzialmente delle previsioni abbastanza approssimate sugli sviluppi futuri. Il presupposto di base all’origine di tutto è sostanzialmente un approccio utilitaristico, il quale, detto in maniera semplice, significa che gli uomini tendono a fare i propri interessi. Il libro passa in rassegna alla luce di questa teoria una serie di fatti storici dove dimostra la sua tesi, come nel caso di Cristoforo Colombo, dell’ascesa di Khomeini, di piazza Tienanmen e di tanto altro. Quando ho letto questo libro, Kim Jong Sun inquietava la popolazione mondiale con minacce nucleari. L’autore sosteneva che per quanto si sia dispotici non si rimane al governo senza abilità, che prevedono una catena di comando ben oliata. Contrariamente a quanto alle volte certa gente diceva, in maniera sbrigativa, definendolo “matto”, l’autore sosteneva che le sue minacce erano una strategia voluta per ottenere dei finanziamenti alla sua nazione, cosa che poi con accordi con il presidente Trump è effettivamente avvenuto. Purtroppo ho dovuto dargli ragione, le sue previsioni erano giuste. Sostanzialmente (anche se non molto esplicitato ) il processo di previsione si articola così:
Per esempio in una situazione in cui vi sono due forti contendenti, supponendo che tutti i soggetti coinvolti tendono a pensare ai propri scopi, potrebbe succedere che entrambe le forze dei contendenti si annullino, fino a favorire un terzo soggetto che nessuno avrebbe pensato avere una chance. E' un libro che fa riflettere anche se lascia una certa amarezza. L’autore inquadrando i vari fatti all’interno della teoria dei giochi, perviene alla definizione di una umanità incline a pensare solo ai propri interessi e perciò tendenzialmente emerge una visione pessimistica. Se ne consiglia la lettura. Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY Libro di riferimento: Martin LIndstrom,Small data. I piccoli indizi che svelano i grandi trend. Capire i desideri nascosti dei tuoi clienti, Hoepli 2016.
Film consigliato: The place Dice il libro che il livello di felicità di una nazione diminuisce in proporzione diretta con il livello di trasparenza. Più la gente sa e conosce e più aumenta il senso di inferiorità e conseguentemente il sentimento di insoddisfazione di se stessi. Internet fa confrontare le persone di tutto il mondo ed esso è implacabile e disarmante. La gente non regge il confronto. Una volta, inoltre, c’era un oblio naturale dei ricordi e chi aveva alle spalle una cattiva reputazione poteva in qualche modo ripartire da zero, oggi non è più così, tutto viene ricordato, tutto è filmato. Lindstrom riferisce che in Russia e Cina dove i media sono controllati , la popolazione non è esposta alle idee di perfezione che fomentano aspettative irrealizzabili di felicità. Quasi tutti gli occidentali che visitano i paesi del terzo mondo ritornano con l’impressione che loro sono più felici di noi. In realtà essi non si sentono più felici o meno felici, ma semplicemente sentono di vivere la loro vita. Il diritto alla felicità secondo l’autore non è un’aspirazione innata nell’uomo, anche se moltissimi autori e filosofi hanno riflettuto su questo tema, bensì un esito dell’illuminismo. Prima di questo l’occidente era pervaso da una certa austerità e poi questa corrente intellettuale ha trasmesso l’idea che era legittimo sottrarsi all’infelicità e alla sventura. Purtroppo però succede che le persone non si sentono mai arrivate e “l’asticella” viene spostata sempre più in alto, tanto che ci si sente sostanzialmente infelici. Negli Usa la felicità è un obbligo e perciò in modo paradossale ci si condanna al contrario. Un sondaggio Gallup che chiedeva alle persone se il giorno prima avessero riso, abbracciato o altre esperienze positive, fece risultare in alto molti paesi dell’America latina e in posti molto inferiori paesi occidentali con un tenore di vita molto elevato come i paesi scandinavi. L’autore continua il suo discorso, dicendo che ogni cultura è consolidata intorno a certe idee che inevitabilmente ne negano altre ma di cui la gente in qualche modo ne sente la mancanza. I desideri negati, anche moralmente riprovevoli, portano al “politicamente corretto, ma sotto la cenere del perbenismo covano le braci dell’inespresso. Nei diversi paesi che visita l’autore si è accorto che i comici sono pagati e fanno ridere proprio intorno agli argomenti che una società considera taboo. Essi sono seguiti perché riescono a dire quello che gli altri si vergognano di dire. Da una parte si cerca quello che si ritiene giusto e dall’altra di nascosto si sente di avere pensieri totalmente contrari, anche detestabili. Deve stupire il fatto che nel 2014 il regalo di natale più venduto negli Usa fu “Cards Against Humanity”. Era un gioco da tavola definito deprecabile dallo stesso sito ufficiale, con temi come “Auschwitz”, “il testicolo mancante di Lance Amstrong”, “l’invidia del pene”, “fregarsene del terzo mondo” e altri temi odiosi. Nella civiltà occidentale questa è un epoca di uniformità, e di solipsismo diffuso. La gente cerca nei centri commerciali e negli oggetti da comprare la risposta alla loro infelicità e facendo così vede le stesse cose in tutti i posti. Girate un po’ dappertutto e vedrete la gente sui centri commerciali tutti pressoché uguali, a spingere i soliti carrelli, per prendere le solite robe, nelle catene dei negozi con i soliti marchi. Quando le cose sono tutte uguali la vita diventa tediosa. Paulo Coelho ha scritto: “Se pensi che l’avventura sia pericolosa, prova la routine. È letale.” Nel nome della felicità per tutti si è perso il senso di comunità e l’individuo non si sente parte di un gruppo o di un entità sociale ma ricerca disperatamente di accontentare se stesso. Siamo come Narciso tutti intenti a guardarci addosso e … l’epilogo della sua storia lo sapete. Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY Di Johann Dréo (User:Nojhan): LINK
Martin LIndstrom,Small data. I piccoli indizi che svelano i grandi trend. Capire i desideri nascosti dei tuoi clienti, Hoepli 2016. Per cercare di capire che cosa sta veramente a cuore e quali sono i taboo di una società, quello che viene scritto sui “social” difficilmente ci può aiutare. Quello che viene pubblicato è pensato , ragionato , in modo da dare un’immagine di se, molte volte diversa rispetto al “reale”. Invece l’interno del nostro frigo, dei cassetti, del comò dove noi pensiamo che nessuno andrà a sbirciare, può essere più veritiero di quanto si scrive in internet. È un po’ come in Danimarca dove nei salotti di molte case si possono notare dei trenini di altissima qualità. Se seguissimo le statistiche (big data), saremmo indotti a pensare che quello è il trend giusto, e che in quel settore si esprime il desiderio della società. Poi invece indagando con attenzione si scoprirebbe che sono oggetti solo di arredo con cui nessuno gioca, mancano infatti i segni di usura. Oggetti quindi che una volta comprati non hanno bisogno di essere sostituiti, riparati e quindi senza un vero mercato. L’insieme di abitudini, gesti, scelta di colori, di immagini, password e tanto altro è quello che Lindstrom definisce come “small data”, queste informazioni integrate insieme ai grandi numeri ci possono rivelare i desideri nascosti di una società, i suoi taboo, le sue chiusure. È singolare che gli inglesi siano quelli che fanno maggiore uso delle emoji che strizzano l’occhio, forse è un modo compensatorio per la loro riservatezza. I russi vivono in una sorta di mondo tutto grigio. Grigi sono il loro palazzi, la gente i posti. Nessuno ride od è allegro. Provate a chiedere ai russi che cosa preferiscono e loro vi diranno che apprezzano vedere la gente che si diverte. L’autore riferisce che in Siberia c’è un alcolismo dilagante, esso per certi versi è una piaga e nello stesso tempo una risposta al grigiore della vita. Quasi tutti i russi con cui ha parlato gli hanno riferito che gli sarebbe piaciuto vivere in Italia, in Francia o in Svizzera, anche se in quei paesi non c’erano mai stati, ma essi erano il simbolo di buona cucina, di gente che sorride, di tempo libero, romanticismo, seduzione e libertà. A detta dell’autore il peccato più grave degli uomini è quello dell’inconsapevolezza, del non essere all’erta, quello di non aprire gli occhi e vedere oltre la cortina di fumo. Se siamo attenti possiamo capire i bisogni e i sogni delle persone ( i quali possono essere dettati dalla natura umana ma anche indotti dal contesto socio-culturale) e comportarci di conseguenza. Lindstrom ha notato che una volta si mangiavano i gelati leccandoli un po’ alla volta ora invece si mordicchiano subito dalla cima. Oggi il tratto peculiare della nostra cultura, secondo lui, è l’immediatezza. L’avvento della cultura digitale che ci consente l’accesso veloce a qualsiasi nozione ha contagiato anche altri settori. Vogliamo tutto e subito, anzi ancora prima che l’abbiamo pensato. Egli si domanda quale impatto avrà sulle generazioni di oggi e di domani il cambiamento portato dalle nuove tecnologie digitali. Le società oscillano sempre e alternano costantemente i desideri creando squilibri a loro volta compensati da scelte antagoniste che portano a uno squilibrio pure loro. E questo avviene un pochino in tutti i settori. Una volta le elezioni sono vinte dai democratici e un’altra dai repubblicani. I pantaloni ora sono a vita bassa ora a vita alta, ora a zampa di elefante ora a tubo. Una generazione predilige uomini barbuti e l’altra li avversa. Gli uomini e le donne di un paese tendono a ribellarsi allo squilibrio di uno stato. Lo fanno in maniera cosciente o inconscia. In America il toccarsi fisicamente è evitato perché si è portati a pensare a connotazioni sessuali, nello stesso tempo è il paese con giochi di contatto come il football che consente agli uomini di toccarsi, lottare, placcare e abbracciarsi. La Francia è la nazione conosciuta per i suoi lunghi pranzi e le sue numerose portate ma nello stesso tempo è il primo paese al mondo per il consumo di cibi pronti, sia surgelati che fast food. Il Giappone , è una nazione educatissima e formale, ma nello stesso tempo presenta moltissimi “sex hotel” e carrozze di treni riservate per evitare molestie alle donne. Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY ![]() Un autore e un libro di saggistica tra i più belli che ho letto in questi anni: Martin LIndstrom,Small data. I piccoli indizi che svelano i grandi trend. Capire i desideri nascosti dei tuoi clienti, Hoepli 2016. Video: link e tanti altri sul web. Small data, ovvero l’importanza dei piccoli indizi per scoprire che cosa sta veramente a cuore alle persone. Un libro per tutti, commercianti, politici, insegnanti, dirigenti scolastici, preti e chiunque voglia conoscere e capire la gente e in ultima analisi se stesso. A dodici anni una malattia lo pose in uno stato di isolamento per mesi senza potersi muovere, durante questo periodo per passare il tempo imparò ad essere attento ad ogni minimo dettaglio della vita di ospedale, chiedendosi il perché di certi rumori, andature di persone, timbro di voce, modo di reggere le cose e tanto altro. Quando uscì dall’ospedale ebbe il senso che nessuno mai avesse compreso gli esseri umani meglio di lui. Perché il paziente tal dei tali rovescia sempre il bicchiere dopo avere bevuto, perché l’infermiera oggi parla con voce roca? Compiva centinaia di osservazioni tutto il giorno, che poi archiviava nella sua mente, e a cui poi successivamente cercava di dargli un senso. E di cose ne ha scoperto davvero tante, tanto da cambiare le sorti di aziende che erano in via di fallimento. Agli inizi degli anni ’90 la Lego era in crisi e stava meditando di semplificare le sue costruzioni, fu il suggerimento di Lindstrom che la portò a imboccare una strada diametralmente opposta. Dall’attenzione posta sul comportamento di un ragazzino appassionato di skateboard arrivò alla conclusione che le costruzioni dovevano diventare una sfida, dovevano essere difficili, tanto da far stupire le persone una volta realizzate; dovevano diventare un orgoglio e una conferma di essere validi, perché ciò di cui avevano bisogno gli utenti era quella di consolidare la propria autostima, la propria reputazione. La Lego si risollevò arrivando addirittura a superare il fatturato della Mattel, uno dei colossi nella produzione di giocattoli. Per quanto insignificante possa apparire un dettaglio molte volte nasconde un significato. Le domande che Martin costantemente si fa sono: A cosa aspira la gente? Come si formano i gruppi di persone? Cosa distingue una cultura dall’altra? Quali desideri profondi vengono negati in un determinato contesto sociale e che cosa potrebbe fungere da surrogato? I piccoli dettagli (small data) si possono trovare dentro a un cestino, in un armadietto, in un album fotografico, nelle cose insignificanti della vita di tutti i giorni, anche nella posizione di un rotolo di carta igienica, per assurdo. L’unione di più dettagli insignificanti insieme a idee e osservazioni provenienti da tutto il mondo danno vita alle fondamenta di un futuro brand o business. Lui è alla ricerca del “desiderio” delle persone, quella cosa che, in qualche modo quella cultura o quel posto reprime. Il desiderio è un a tensione irrisolta che motiva il comportamento delle persone anche in modo inconsapevole. Il desiderio si manifesta centinaia di volte al giorno, in moltissimi modi. Può essere desiderio sessuale, fame di cibo, voglia di trasgressione, desiderio di rivaleggiare oppure di sentirsi parte di un gruppo e tante altre forme. In nome del desiderio ogni giorno facciamo una serie enorme di azioni, ci rasiamo, ci vestiamo in un certo modo, spendiamo, ci indebitiamo, rischiamo o ci facciamo del male. In tutto il mondo, ogni cultura ha i suoi desideri e le vie di fuga. I brasiliani vanno in spiaggia, gli americani al centro commerciale, gli inglesi alle partite di calcio. Se siete in Arabia Saudita la fuga può essere in Oman. Se siete in Oman volete andare a Dubai. Se siete a Dubai vorreste essere a Londra. Londra sogna l’Andalusia o la Costa Azzura. L’uomo in qualunque posto si trovi si sente mancante di qualcosa. Ci manca sempre qualcosa… Saluti Giuliano Mazzocco Testo di riferimento: Daniela Di Battista, La coppia intrappolata. Agganci nevrotici, Springer Verlag (2012).
La relazione di coppia è un tema importantissimo nella vita delle persone. La maggior parte della nostra esistenza solitamente viene condivisa con un altro essere umano. A scuola si studiano tantissimi aspetti dello scibile ma questo argomento è oggetto di un silenzio quasi assordante. Nessuno nelle discipline scolastiche ne prevede una disamina e/o una descrizione. Con ciò non si pretenderebbe una dissertazione scientifica, anche perché l’argomento è piuttosto complesso e per certi versi sfuggente, ma almeno sarebbe buona cosa il coraggio di interrogarsi su dinamiche, presupposti, maturità affettiva e tanto altro. Il testo di cui propongo la recensione si inserisce in questo grande argomento che è la relazione di coppia e affronta il tema dei rapporti nevrotici ( ricordo al lettore che nevrosi significa una risposta inadeguata a un problema; per maggiori informazioni si veda la definizione di wikipedia al seguente LINK) Quando nella coppia succedono continuamente difficoltà e incomprensioni, il rapporto si involve in una serie di frustrazioni e rivalse. Invece di essere uno per l’altro in una sorta di moltiplicazione matematica si sminuiscono le capacità proprie o del partner instaurando un circolo vizioso che impoverisce la maturità della persona e mette in evidenza le fragilità inconsce. Sensi di colpa, ricatti psicologici, copioni strutturati da tempo (Eric Berne), sono alla base di una relazione fonte di sofferenza per le persone e con esiti alle volte nefasti. L’individuo in queste dinamiche di coppia perde la maturità relazionale e riemergono modalità infantili e/o inadeguate di portare avanti il rapporto. Certe relazioni sono fondamentalmente malate e generano stati profondi di malessere psicologico, sfocianti perlopiù in sindromi depressive. Di fronte a ciò di solito il terapeuta interviene per risolvere la depressione ma nel fare ciò scambia la conseguenza per la causa. Non è la depressione all’origine del cattivo rapporto ma è il contrario. Una ristrutturazione cognitiva e comportamentale dell’individuo, a detta dell’autrice, sarebbe molto più proficua. Riprendere in mano i propri atteggiamenti, riflettere sui propri moti d’animo e sulle dinamiche sottostanti al rapporto, porterebbe alla risoluzione del malessere e liberebbe l’individuo dalle catene di un rapporto malato. Nel rapporto nevrotico la realtà viene distorta e la lettura sbagliata del reale diventa il metro di misura nella relazione. Da questo arrivano le accuse di inadeguatezza, inettitudine e incapacità che a furia di essere dette minano l’autostima e intrappolano le persone. Così succede che uno dei due si auto convince di essere incapace e inidoneo. Pensa che il partner abbia ragione e la sua presenza sia necessaria a colmare i suoi limiti. In questo stato di sudditanza diventa difficilissimo rivendicare e ripristinare una visione corretta e una relazione positiva. I rapporti nevrotici sono di solito l’incontro di una personalità succube, ossessivo-compulsiva e auto frustrante e di un individuo con caratteristiche dominanti, con disturbo di personalità paranoide e narcisistica. È evidente che le due personalità si attraggono perché uno compensa l’altro, ma le fondamenta di una relazione di questo tipo sono immature. L’unione è solidissima perché si fonda sulle reciproche debolezze e il solo pensiero di allontanarsi uno dall’altro li fa stare molto male. Molto interessanti sono i tentativi di spiegazione psicologica che stanno alla base di questo comportamento. Molte di questi reputano la causa a cattivi rapporti con le figure di attaccamento in età infantile. Come già detto la soluzione sarebbe nel riprendere in mano i propri atteggiamenti, riflettere sui propri moti d’animo e sulle dinamiche sottostanti al rapporto. Buona lettura Saluti Giuliano Mazzocco Testo di riferimento: Diego De Vita, brevettare facile, Esselibri-Simone 2010.
Sito web: www.uibm.gov.it Video: link1, link2, link3. Come precedentemente detto un diritto brevettuale consente la produzione e la commercializzazione in maniera esclusiva. Gli stati riconoscono la proprietà intellettuale e la proteggono, perché questo ha consentito lo sviluppo della tecnologia e della ricchezza. SCRIVERE CON SUCCESSO UN BREVETTO Il brevetto è in sostanza un privilegio concesso da un governo a un cittadino. Quando si parla di brevetto si pensa solitamente a un’invenzione ma in pratica si tratta di un contratto in cui lo stato si impegna a far rispettare la vostra “proprietà intellettuale”. Perciò un brevetto fatto male non riuscirà a difendere l’invenzione dalla concorrenza, la quale troverà i “buchi” per sviluppare prodotti alternativi.
Dopo circa nove mesi arriva da Monaco di Baviera (sede centrale europea per la brevettazione a cui si rivolge anche l’Italia) il rapporto di ricerca. Se l’esito sarà favorevole si potrà estendere la domanda a livello internazionale. Spetterà al titolare valutare l’opportunità di questo passo, perché può essere non conveniente proseguire, rispetto agli incassi che si possono prevedere dallo sfruttamento della privativa. Dopo circa due anni dal deposito della domanda l’esito brevettuale si dovrebbe concludere. La privativa rimarrà in essere per 20 anni nel caso di brevetto per invenzione industriale, previo il pagamento delle tasse connesse. Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY Testo di riferimento: Diego De Vita, brevettare facile, Esselibri-Simone 2010.
Sito web: www.uibm.gov.it Video: link1, link2, link3. Una domanda di brevetto può essere presentata a livello europeo, in una delle tre lingue consentite che sono il francese, il tedesco o l’inglese. In tal modo con un’unica istanza si riesce ad ottenere una protezione iniziale in 40 paesi che hanno aderito a questa convenzione. Passato un certo periodo occorre, però, valutare se la richiesta in tutti i paesi o in parte di essi è sostenibile, perché bisogna pagare le rispettive tasse e questo può essere molto oneroso. Se uno deposita la domanda in Italia è particolarmente facilitato perché occorrono soli 50 euro di pagamento per via telematica, o 200 se si deposita presso una delle camere di commercio. Il costo della ricerca di anteriorità che viene svolta a Monaco dall’EPO è a carico del ministero dello sviluppo economico italiano, il quale pur di incentivare l’innovazione si prende in carico questo onere. Se entro dodici mesi dal deposito della domanda italiana, inoltre, la si estende a livello europeo l’invenzione rimane protetta a costo nullo per altri 18 mesi. In questo tempo il depositario della domanda ha modo di verificare se la sua idea è appettibile al mercato e può fare le scelte più opportune. REDIGERE UN BREVETTO Nell’approntare la redazione di un brevetto occorre farsi alcune domande iniziali in modo da avere le idee chiare il più possibile. Esse sono:
Il 30% delle domande presentate presso gli uffici, cercano la protezione giuridica per invenzioni già conosciute, e sono quindi un inutile spreco di denaro. Per sincerarsi sulla novità della propria invenzione occorre fare una ricerca preliminare molto approfondita, presso alcuni database di libero accesso, di cui i principali sono:
Una volta appurato il più possibile il requisito di novità della propria invenzione si può procedere alla stesura dei documenti richiesti per la domanda. Nel mio caso, data l’inesperienza ho fatto una buona ricerca ma non sufficiente. Avrei potuto rivolgermi almeno a un “incubatore di impresa”, per verificare con maggiore certezza la validità della mia ricerca, ma la scarsa fiducia nel valore della mia invenzione mi ha fatto desistere. Invece le cose non stavano così, la mia idea alla prova dei fatti era buona, ed inoltre esisteva già un deposito simile al mio ma meno performante. Questo ha comportato alcuni problemi (speriamo nel frattempo di averli risolti) che potevano essere evitati nel caso mi fossi affidato a una consulenza professionale. Perciò il mio consiglio è di curare per bene questo aspetto che vi permette di verificare il preesistente e di definire successivamente le caratteristiche innovative della vostra invenzione. Presso “l’incubatore di impresa” della mia zona con 350 euro avrei potuto fare la ricerca d’anteriorità e con ulteriore 250 euro avrei avuto la revisione e correzione dei documenti da presentare per il deposito della domanda. Con un costo totale di 650 euro perciò avrei avuto un deposito brevettuale italiano dotato di una certa qualità e capace di superare il successivo esame utile per il rilascio del brevetto. Nel prossimo post si spiegherà la redazione dei documenti utili per il deposito della domanda di brevetto per invenzione industriale. Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY Moka.steam.png: Sam Fentress
Testo di riferimento: Diego De Vita, brevettare facile, Esselibri-Simone 2010. Sito web: www.uibm.gov.it Come detto in un precedente articolo nel 2012 è stata promulgata la legge 221 recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese, tra cui la possibilità di creazione di startup innovative. Per poterle creare occorre essere in possesso di almeno uno dei tre seguenti requisiti: 1) destinare come minimo il 15% del bilancio in ricerca o sviluppo, 2) avere nella propria forza lavoro almeno due terzi di personale con laurea magistrale, 3) essere in possesso di un deposito di brevetto per invenzione industriale o modello di utilità (LINK). Che senso ha il primo requisito? Perché dedicare parte del bilancio in ricerca e sviluppo se non per inventare cose nuove, e conseguentemente brevettarle. Il secondo è analogo al primo, infatti si suppone che persone altamente qualificate possano essere portatori di nuove idee che conseguentemente poi per tutelarle le brevettino. Il terzo requisito è il più esplicito, se si è in possesso di una privativa industriale si è nella condizione di essere agevolati nella creazione di una startup innovativa. Brevettare è importante, perché si presuppone in generale, con la presenza di una esclusiva, un alto valore aggiunto, e con questo anche un rilancio dell’economia. Ho scoperto però, che la cultura brevettuale in generale non è molto diffusa. Come ho detto in precedenza, io sono depositario di una domanda di brevetto per invenzione industriale (LINK), e la mia esperienza mi ha portato a conoscere molte persone, commercianti, imprenditori, insegnanti delle superiori, docenti universitari e tanti altri, ed ho rilevato una rilevante ignoranza riguardo alla brevettazione. Generalizzare un’esperienza personale non è metro di misura per accertare le cose, però forse non si è tanto lontani! Per questo desidero recensire e presentare per sommi capi il libro menzionato sopra. La Cina è diventata leader mondiale per domande di brevetto nel 2009, superando gli americani. In Italia contrariamente a quanto pensiamo, brevettiamo poco. A volte ciò può essere utile perché il deposito e il mantenimento di un brevetto può essere costoso. Tuttavia conoscere i diritti altrui e saper proteggere i propri interessi attraverso la conoscenza del diritto brevettuale è opportuno. Non basta avere capacità inventive, occorre anche conoscere la forma giuridica per proteggere le proprie invenzioni, soprattutto perché molte volte gli oggetti sotto tutela brevettuale possono comportare un alto valore aggiunto. CHE COSA è IL BREVETTO Il brevetto è un diritto di monopolio su una tecnologia. Lo stato, definiti certi requisiti, si impegna a proteggere la vostra idea da altri che possono copiare e vi dà un monopolio di produzione e commercializzazione. Il brevetto è di fatto un atto di proprietà intellettuale, con una durata temporale (20 anni per il brevetto industriale e 10 anni per il modello di utilità) in un determinato territorio. I brevetti presenti presso una nazione non sono riconosciuti automaticamente dagli altri stati perché non ci sono degli accordi di reciprocità e in teoria bisogna presentare una domanda presso ogni nazione. Ci sono però delle scorciatoie, ossia degli accordi internazionali che raggruppano diversi stati. Alcuni di essi sono: il brevetto europeo (raggruppa 36 paesi), l’ufficio africano per la proprietà industriale (OAPI), ARIPO, il PCT. Per saperne di si consiglia di consultare i siti www.epo.org www.wipo.int www.eapo.org Solo se si è in regola con il pagamento delle tasse all’interno del territorio in cui si è richiesto il brevetto si può esercitare il diritto di tutela dalla contraffazione. A livello europeo non si possono brevettare:
Al contrario si possono brevettare tutti gli apparecchi o metodi che risolvono un problema tecnico e che non fanno parte delle categorie sopradescritte. I tre criteri fondamentali per ottenere un brevetto europeo sono:
Questa prima parte finisce qui. Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY Testo di riferimento : Daron Acemoglu James A. Robinson, Perchè le nazioni falliscono. Alle origini di potenza, prosperità, e povertà, Il saggiatore 2013.
Video: Link Venezia, dice il libro, nel medioevo forse era la città più ricca del mondo. Nel 1300 aveva la stessa popolazione di Parigi e tre volte quella di Londra. Essa implementò durante in questo periodo istituzioni politiche ed economiche inclusive, ma successivamente una ristretta elite esercitò un monopolio involutivo, che di fatto la portò alla rovina. Mi ha sempre sorpreso in Veneto lo sviluppo urbano. Risulta molto evidente in certi paesi la villa padronale al centro e poi come la gramigna o l’edera sugli alberi un agglomerato informe di case. Molte volte si menziona la storia della repubblica di Venezia come qualcosa di glorioso da riesumare. Ci si dimentica che la repubblica veneziana è caduta perché era in mano a una asfittica e oligarchica elite di famiglie. C’erano pochi signori con delle grandi e stupende ville, e una pletora di popolo insediata ai bordi dei loro poderi o di qualche argine di fiume. Quando è arrivato Napoleone è finito tutto, si sono consegnati al nuovo padrone, giustamente senza opporre resistenza, ma se non ci fosse stato lui, ne sarebbe arrivato un altro, era solo questione di tempo, la situazione era ormai indebolita e non avrebbe saputo resistere agli scossoni della storia. Dove sono finite le grandi famiglie padronali del Veneto, che fine hanno fatto? Quando le istituzioni non assicurano la difesa della libera attività ed espressione dei suoi cittadini non si va molto lontano. Se non si lotta e si difendono le istituzioni inclusive il destino è segnato per tutti. E in Italia? Facciamoci la domanda, che politiche ci sono? Nascono pochi figli, con molti sacrifici li facciamo studiare e poi se ne vanno all’estero perché qui non ci sono possibilità. Che paese è, quando ai suoi figli non dà modo di esprimere le proprie capacità, inclinazioni e creatività? Sembra che la scuola italiana, nonostante tante critiche, sia di buon livello. Gli studenti usciti dalle nostre università sono ricercati all’estero per la loro preparazione (LINK). Come mai invece, è difficile inserirsi nella nostra realtà produttiva? Nel 2012 è uscita l’interessante legge 221 recante ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese tra cui la possibilità di creazione di startup innovative. Essa consente di avere agevolazioni e sgravi fiscali per chi fa nascere un’impresa a carattere innovativo. Per poterla creare occorre essere in possesso di almeno uno dei tre seguenti requisiti: 1) destinare come minimo il 15% del bilancio in ricerca o sviluppo, 2) avere nella propria forza lavoro almeno due terzi di personale con laurea magistrale, 3) essere in possesso di un deposito di brevetto per invenzione industriale o modello di utilità (LINK). Riguardo al terzo requisito, occorre fare una riflessione. In Germania si brevetta dieci volte in più rispetto all’Italia. Se come si dice siamo un popolo di navigatori poeti, … e inventori, come mai si brevetta così poco? Ho scoperto che manca sostanzialmente una cultura brevettuale. Pochi sanno come si brevetta e quando conviene. Probabilmente sarebbe utile inserire a scuola dei corsi. La cultura non ci manca, i nostri studenti sono in gamba e molte volte eccellenti, occorre sintetizzare e mettere a frutto le intelligenze. La brevettazione consente lo sviluppo di attività imprenditoriali ad alto rendimento. Secondo le statistiche ogni anno lasciano l’Italia 50 000 giovani. Le nostre migliori intelligenze se ne vanno, è veramente assurdo. Non ci può essere futuro per una nazione se non riesce a valorizzare le sue risorse. Bisogna intervenire subito con le opportune politiche di agevolazioni, che possono anche consistere anche in costi per la collettività, perché gli investimenti di oggi saranno il reddito di domani. Se non sarà così, allora la vignetta è proprio azzeccata. È brutto dirlo quello che sta succedendo è una castrazione. Nascono pochi figli e per giunta la situazione li obbliga ad emigrare. Non è che siano in atto delle politiche di “tipo estrattivo”? Saluti Giuliano Mazzocco. COOKIE POLICY PRIVACY POLICY Testo di riferimento : Daron Acemoglu James A. Robinson, Perchè le nazioni falliscono. Alle origini di potenza, prosperità, e povertà, Il saggiatore 2013.
Come mai imperi millenari invitti a tanti eventi, a un certo punto della loro storia sono crollati? È questione di ciclo naturale delle cose come la nascita, crescita, maturità, declino e morte delle specie viventi? Ci sono meccanismi che posti in atto, portano inevitabilmente ad un esito negativo? IL libro presentato è lungo, ma nella sua tesi è breve. Il successo di una nazione è favorito dalle “politiche inclusive”, è sfavorito da quelle “estrattive”, si attua per mezzo della distruzione creatrice. Gli autori intendono per “politiche inclusive“ tutte quelle azioni e istituzioni, che garantiscono l’espressione delle capacità dei propri cittadini, assicurano il rispetto della proprietà privata, un sistema giuridico imparziale ed efficiente, la possibilità di aprire nuove attività, l’implementazione di innovazioni tecnologiche, e la presenza di un sistema di istruzione efficace. Se vengono poste queste condizioni di libera espressione delle proprie capacità, lo stato prospererà. Il benessere sviluppato dalle menti e dall’ingegno dei suoi cittadini brillanti, sarà creato. Se invece il potere sarà in mano ai “soliti”, se la libera iniziativa verrà inibita, allora sarà solo questione di tempo, perché prima o poi tutte le nazioni in questo stato saranno destinate inevitabilmente a fallire. Questo è ciò che gli autori intendono per “politiche estrattive” la cui caratteristica principale è soprattutto il drenaggio della ricchezza dei cittadini. La tesi degli autori è quella in cui a una prima fase in cui troviamo la presenza di politiche inclusive, subentra una seconda in cui un’elite prende il soppravvento e comincia ad attuare politiche estrattive, nell’intento di continuare ad assicurarsi i privilegi acquisiti. In questo modo si impediscono alle capacità “imprenditoriali” di rivelarsi. La situazione diventa asfittica e porta inesorabilmente al declino. Occorre, a detta degli autori, che si presenti una terza componente, essa consiste nella “distruzione creatrice”. Con ciò si intende sostanzialmente l’abbattimento dei privilegi, degli ostacoli alla libera iniziativa, e la rimozione di quelle componenti incapaci di rinnovarsi. Con queste parole sono sintetizzate le 527 pagine del libro. Gli autori spiegano poco il perché, il come, il quando, dell’instaurarsi di queste dinamiche inclusive o estrattive ma fanno una lunga carrellata di fatti storici a dimostrazione della loro tesi. Essi evitano una dissertazione sistematica dei processi, ma lasciano parlare la storia portando innumerevoli esempi, i quali vengono letti sotto le chiavi di lettura di politiche di inclusione, politiche estrattive, e distruzione creatrice. Anche se manca questo tipo di argomentazione, colpisce l’incalzare degli esempi. Uno di questi è il caso della cittadina di Nogales situata per metà territorio nel Messico e per metà negli USA, una povera e l’altra ricca. Stessa situazione geografica, stesso tipo di popolazione, due politiche differenti e conseguentemente due tenori di vita opposti. Pensate alla Corea del nord e alla Corea del sud, stessa etnia, stessa cultura, alla fine della seconda guerra mondiale entrambe in situazione economica di povertà, ora una sta reprimendo e affamando i suoi cittadini mentre l’altra è ricca e prospera. A tal riguardo aprendo il seguente LINK è possibile vedere il confronto tra le due Coree su google immagini. Le foto e i diagrammi parlano da soli, non c’è bisogno di alcuna spiegazione. La più evidente e impressionante è la foto da satellite dell’illuminazione notturna dei due stati. Sierra Leone, Zimbabwe, Haiti, Cambogia, Laos, Repubblica Domenicana, Ecuador, Perù e tanti altri costituiscono tanti esempi in avallo a questa teoria. Ne la cultura, ne la geografia e nemmeno l’ignoranza sono la causa del declino dei popoli ma l’attuazione di politiche estrattive. Una elite di persone prende il sopravvento e per preservare senza merito il loro potere e il loro status economico, cominciano a prelevare la ricchezza dei cittadini, causano la fame e bloccano le potenzialità di rinnovamento. Nel prossimo post la seconda parte. Saluti Giuliano Mazzocco. COOKIE POLICY PRIVACY POLICY 34 BUONI PRINCIPI DA APPLICARE NEL MARKETING, NEI RAPPORTI TRA LE PERSONE E PERCHÉ NO ANCHE A SCUOLA (seconda parte) Libro di riferimento: Noah J. Goldstein, Steve J. Martin, Robert B. Cialdini, 50 segreti della scienza della persuasione, TEA 2010.
video di riferimento: LINK In questo interessante libro sono sintetizzati alcuni principi da conoscere sia in ambito di marketing, ma anche nelle relazioni umane in genere. Gli autori, persone qualificate, riuniscono in questo libro sessant'anni di ricerche scientifiche su questo argomento. Ecco la seconda parte di principi:
Saluti Giuliano Mazzocco. COOKIE POLICY PRIVACY POLICY 34 BUONI PRINCIPI DA APPLICARE NEL MARKETING, NEI RAPPORTI TRA LE PERSONE E PERCHÉ NO ANCHE A SCUOLA (prima parte) Libro di riferimento: Noah J. Goldstein, Steve J. Martin, Robert B. Cialdini, 50 segreti della scienza della persuasione, TEA 2010.
video di riferimento: LINK In questo interessante libro sono sintetizzati alcuni principi da conoscere sia in ambito di marketing, ma anche nelle relazioni umane in genere. È bene specificare che nonostante il titolo parli di persuasione, vocabolo che alle volte da noi suona come raggiro, non è così per questo testo che evidenzia invece come i comportamenti etici e onesti nel marketing siano alla lunga premiati. Gli autori, persone qualificate, riuniscono in questo libro sessant'anni di ricerche scientifiche su questo argomento. Dei 50 principi ne presento sinteticamente 34, sperando di invitare il lettore a un ulteriore lettura e approfondimento:
Saluti Giuliano Mazzocco. COOKIE POLICY PRIVACY POLICY La bugia e la menzogna nella vita quotidiana degli uomini, alcuni spunti. Seconda parte uomo vitruviano aggiornato
Testo di riferimento: Ian Leslie - Bugiardi nati. Perché non possiamo vivere senza mentire (2014). Film di riferimento: Il primo dei bugiardi (The Invention of Lying) 2009 scritto e diretto da Ricky Gervais (https://www.cb01.uno/il-primo-dei-bugiardi-2009/ ). Gli uomini sono portati ad ingannare e ad auto ingannarsi, questa è la tesi di fondo del libro e del film oggetto di recensione, vediamo in questo secondo articolo altri aspetti interessanti:
Saluti Giuliano Mazzocco. COOKIE POLICY PRIVACY POLICY Testo di riferimento: Tiziana canestri, Inclusione: l'interazione tra nuove tecnologie e didattica, Kindle edition.
Il testo in questione mette in evidenza l’uso delle nuove tecnologie per affrontare il tema dell’inclusione. Tra le tante cose segnalate meritano sicuramente attenzione i programmi di sintesi vocale che utilizzano la tecnologia text too speech, per aiutare i dislessici. Il libro riporta quanto emerge da “M. Peroni, La sintesi vocale come strumento compensativo per i soggetti con dislessia: quali effetti?, in Dislessia, vol. 3, Erickson, Trento, 2006”. Dalle ricerche effettuate, questo ausilio ha dimostrato essere lo “strumento compensativo” più performante per i dislessici. Un utilizzo costante e duraturo ha messo in evidenza miglioramenti consistenti nella comprensione di un testo rispetto a una lettura silente, e a una lettura ad alta voce da parte di un lettore umano. I programmi di gestione della sintesi vocale hanno il vantaggio di mantenere il testo visibile nello schermo e di permetterne l’evidenziazione sincronizzata delle parole che vengono pronunciate in una sorta di “effetto Karaoke”. Secondo gli studi di Higgins e Raskind (riportati da tale Peroni) si esercitano e vengono rafforzati “implicitamente le abilità di lettura poiché le persone seguendo la lettura con gli occhi da un lato leggono con la sintesi e dall’altro non perdono il segno aumentando i livelli di comprensione del testo.” In tale maniera si sfrutta il canale uditivo dell’utente insieme a quello visivo. Inoltre l’utilizzo di questi programmi, avrebbe dimostrato che lo studio sarebbe meno faticoso e stressante, favorendo così una maggiore riuscita degli studenti e di conseguenza diventando elemento di contrasto al fenomeno dell’abbandono scolastico. Per le persone senza difficoltà di lettura, il pregio di questi programmi di sintesi vocale è di aumentare notevolmente la velocità di lettura. All’inizio ci vuole un po’ di adattamento ma poi una volta che esiste un certo allenamento si comincia viaggiare a velocità impensabili e diventa oltretutto divertente perché in breve tempo si riescono a leggere moltissimi testi. Quello che sorprende poi è che a un certo punto ci si accorge che il visivo è di gran lunga più veloce del canale uditivo. Non tutti i testi comunque possono avere una velocità di lettura veloce a causa dello stile di scrittura dell’autore e il tipo di argomento. Sono ormai diversi anni che questo tipo di tecnologia è disponibile e si spera tanto che il suo uso possa trovare sempre più spazio. A tal proposito, in questo sito già fin dall’inizio della sua pubblicazione è stato segnalato un programma free che si chiama Balabolka. In rete è facilmente reperibile. Necessita di essere accompagnato anche dalla istallazione di “voci”. Per fare questo si cerchino su youtube i tutorial dedicati che spiegano come fare. Ricordo ora al lettore le principali caratteristiche:
Saluti Giuliano Mazzocco. COOKIE POLICY PRIVACY POLICY La bugia e la menzogna nella vita quotidiana degli uomini, alcuni spunti. Prima parte Testo di riferimento: Ian Leslie - Bugiardi nati. Perché non possiamo vivere senza mentire (2014).
Film di riferimento: Il primo dei bugiardi (The Invention of Lying) 2009 scritto e diretto da Ricky Gervais (https://www.cb01.uno/il-primo-dei-bugiardi-2009/ ). Non sempre siamo in grado di accettare e sostenere la realtà così come ci appare. L’individuo per favorire l’adattamento di se stesso alla vita e alle sue esigenze (alle volte terribili), è dotato come di un filtro, percepisce solo una parte di tale realtà e/o la ricostruisce a suo modo. Questa è la tesi sostanziale del libro citato sopra. Dice il testo di riferimento: “Le scoperte fatte ribaltano completamente i nostri vecchi preconcetti sul mentire. Quando ho cominciato a occuparmi di questo argomento pensavo che l’umana tendenza a mentire fosse una sorta di errore di progettazione destinato un giorno a essere eliminato; ho scoperto, invece, che questa tendenza è stata tra i motori evolutivi della nostre specie. Credevo di saper riconoscere un bugiardo; mi sbagliavo. Consideravo il mentire come un segno di instabilità mentale, ma ho scoperto che i bravi bugiardi tendono a essere persone più equilibrate della maggior parte di noi. Credevo di essere sempre sincero con me stesso; nessuno di noi lo è. Ho scoperto che ingannare se stessi è una necessità, piuttosto che un problema, e che porta ad avere successo nel lavoro, una salute migliore, rapporti più felici con gli altri. Ho imparato che se ci tolgono le nostre menzogne ci ammaliamo o cadiamo nella depressione e nella follia”. Sono parole forti. Cosa ne pensa il lettore? Se siamo immersi in un mondo di bugie che cosa dobbiamo pensare di noi stessi, degli altri e del mondo che ci circonda? Vengono messi ora in evidenza alcuni fatti che invitano a riflettere in tal senso.
https://www.youtube.com/watch?v=Xvi1YOrE1I0 https://www.youtube.com/watch?v=HETkOoh4Rrs https://www.youtube.com/watch?v=VyYqZJZ2TsA
PRIVACY POLICY Alcuni aspetti e considerazioni sulla prima guerra mondiale sul fronte italiano fonte https://www.flickr.com/photos/yotut/3420888351 Testo di riferimento: Alessandra Colla, Grigioverde rosso sangue. Combattere e morire nella Grande Guerra del 15-18, GoWare 2014.
Durante il conflitto, le pinze degli italiani erano di scarsa qualità e poco adatte a tagliare i reticolati nemici profondi dai sei agli otto metri, per giunta sotto il fuoco dell’avversario. La loro presenza era comunque migliore rispetto ai primi giorni di guerra in cui i soldati,”sprovvisti di strumenti adeguati, tentavano (dovevano tentare) di aprirsi un varco nei reticolati con le mani, con le vanghette, con il calcio dei fucili e perfino gettandovi sopra dei sassi. L’esortazione a rompere i reticolati con i denti, venne in alcuni casi incredibilmente presa alla lettera”. Il libro inoltre continua a narrare che i soldati italiani al fronte non disponevano di elmetti:” i fanti andavano all’assalto con il chepì di panno, i bersaglieri col casco (senza piume) e gli alpini col cappello (senza penna nera); all’inizio del conflitto la dotazione di elmetti era di 6 ogni 250 uomini (Melograni, 1998). Successivamente ci si rese conto della necessità di proteggersi in maniera più adeguata. Più avanti il testo prosegue dicendo che la strategia di guerra italiana realizzata con diversi tentativi di sfondamento delle linee nemiche è stata praticamente uguale per gran parte del periodo bellico. Le 12 battaglie del Generale Cadorna furono praticamente condotte alla stessa maniera. Più che ad azioni strategiche si è assistito a un lungo e lento massacro delle truppe impegnate al fronte, un annientamento progressivo di entrambi i contendenti. Non in questo libro ma in altri, qualcuno fa notare che il numero dei morti italiani è grossomodo uguale all’incirca,come percentuale, a quello degli altri paesi coinvolti e anzi leggermente al di sotto. Altri ribadiscono che quelle erano le tecniche di guerra attuate in quei periodo e sbagliamo a leggere con gli occhi di adesso i fatti del passato. Queste affermazioni sono senz’altro ragionevoli però qualche pensiero sulla insensatezza della strategia bellica e qualche critica su come sono state condotte le operazioni militari sorge spontaneamente. E tu caro lettore che ne pensi, si poteva fare diversamente? Se si osservano le statue dei monumenti ai caduti si vede chiaramente che i soldati non portavano le calze ma una lunga striscia che si avvolgeva attorno alla gamba fino al ginocchio: sono le cosiddette pezze da piedi. Il Comando supremo emanò una direttiva contenente alcuni consigli per evitare il congelamento dei piedi. Diceva di non stringere troppo le fasce sulle gambe. «Anzi, nell’opuscolo edito dal Ministero della Guerra, Istruzione per l’igiene, due pagine erano dedicate non solamente al modo di adattarle al piede, ma ad illustrarne l’utilità e convenienza. “Con la pezza da piedi ben assestata si cammina”, leggiamo, “molto meglio che non con la cosiddetta calza ed il piede si mantiene assai fresco e poco maleodorante”» (De Biase, 1969). Se il lettore non ha mai sentito parlare della disciplina militare in tempo di guerra deve sapere che era terribile e spietata, mentre compivo il sevizio militare ho appreso che la pistola d’ordinanza dei sottotenenti era sostanzialmente l’arma per “punire” i codardi in combattimento. Vigeva in quei frangenti, inoltre, il sistema della decimazione il quale prevedeva per i reparti macchiatesi di codardia o insubordinazione l’uccisione di un soldato ogni dieci. Dice il libro: “poche settimane prima, il 28 settembre, il gen. Cadorna aveva emanato una delle famose otto circolari sulla disciplina di guerra, che fissava senza possibilità d’appello le sanzioni per i colpevoli: «[…] ognuno deve sapere che chi tenti ignominiosamente di arrendersi o di retrocedere, sarà raggiunto […] dalla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti o da quello dei carabinieri incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre quando non sia stato freddato prima da quello dell’ufficiale. Per chiunque riuscisse a sfuggire a questa salutare giustizia sommaria, subentrerà – inesorabile, esemplare, immediata – quella dei tribunali militari […]. Anche per chi, vigliaccamente arrendendosi, riuscisse a cader vivo nelle mani del nemico, seguirà immediato il processo in contumacia e la pena di morte avrà esecuzione a guerra finita» (Monti, 1922)”. Recentemente una persona, leggendo l’articolo precedente del blog, diceva che “sono cose del passato , ormai troppo lontane per interessarci, è molto più importante la seconda guerra mondiale e i suoi prodromi successivi”. Studiando a fondo la prima guerra mondiale si scoprirà invece, che le sue conseguenze hanno posto le basi per lo scoppio del secondo conflitto. Indagare sulla grande guerra ha ancora significato. Dopo quei maledetti anni l’Europa ha cambiato radicalmente volto. Qualcuno pensa che le guerre e le rivoluzioni anche se dolorose portino a una riforma e a un progresso. Fortunatamente in occidente siamo in pace da settantanni, e in questo periodo l’umanità ha visto cambiamenti enormi rispetto ai periodi passati. Possediamo una tecnologia molto sviluppata e potente, e così tante risorse per cui si può dire nonostante tutti i problemi, che mai l’umanità è stata così bene, e se si volesse forse si potrebbe stare ancora meglio. Anche se queste affermazioni sembrano esagerate provate a confrontare il tenore di vita di adesso, con quello di altri periodi, e vedrete che nonostante tutto siamo in un periodo unico per l’umanità. Sorgono però delle domande: riuscirà l’uomo a mantenere il tenore di vita attuale? Riuscirà a migliorarlo ulteriormente senza distruggere le risorse ambientali? Cosa ne pensa il lettore? Si può vivere in pace e prosperare senza ricorrere alla guerra? Saluti Giuliano Mazzocco. ![]() Nicholas Roerich [Public domain or Public domain], via Wikimedia commons È strano osservare come il tempo edulcora e addolcisce le cose più turpi, abominevoli e raccapriccianti. E questo avviene praticamente per tutte le situazioni, specialmente quando sono avvolte da un alone di sconosciuto e mistero. Un esempio lo possono essere i vichinghi. Erano dei guerrieri feroci e spietati (come più o meno lo erano tutti a quell’epoca), ma il tempo idealizzò il coraggio e l’orgoglio di questa popolazione. La gente che veniva assaltata veniva presa da terrore; “spesso trucidavano la popolazione locale, depredando tutti i beni e il bestiame, schiavizzavano i bambini e le donne, a volte commettevano infanticidio, secondo le loro usanze belliche” (wikipedia). Tra le cose più esecrabili è da ricordare la pratica “dell’aquila di sangue”, un’orribile rito estremamente crudele in venerazione di una loro dea, in cui si tagliavano le costole all’altezza della schiena e se ne facevano uscire i polmoni (LINK). Ma chi non ricorda le saghe, i numerosi film, e i cartoni animati su questi personaggi in cui si esaltano i valori del coraggio, dell’impegno e dell’onestà. Il film bellissimo “Dragon trainer” presenta ad esempio (ma pure come tanti altri) una situazione di questo genere. ![]() Così abbiamo pirati che diventano gentiluomini, o il voivoda crudelissimo Vlad III Dracul che viene fatto oggetto di un romanzo da parte di Bram Stoker da cui poi si sviluppa tutta una filmografia dove in alcuni casi il vampiro presenta aspetti e atteggiamenti positivi. Di esempi del genere ne possiamo menzionare a volontà. ![]() Anche per quanto riguarda la prima guerra mondiale in alcuni casi l’enorme sfacelo crudeltà e morte vengono verniciati con i caratteri dell’eroe, del coraggio, della fratellanza, dell’onore e della solidarietà. Pensate ai canti degli alpini, bellissimi, struggenti, chi non li ha mai sentiti? Ci narrano della guerra , del sentimento per la patria e dell’enorme generosità e amore di questi uomini, giusto! Le cose però non sono andate così e ce lo racconta il libro: Alessandra Colla, Grigioverde rosso sangue. Combattere e morire nella Grande Guerra del 15-18, GoWare 2014. In questo articolo citerò alcune parti che mi hanno particolarmente colpito. I PRIMI GIORNI DEL CONFLITTO ![]() Gli italiani nei primi giorni del conflitto erano in netta superiorità numerica pari a 4 a 1 e in più avevano truppe fresche ed entusiaste, mentre gli austriaci sentivano sulle spalle già dieci mesi di guerra; essi non seppero sfruttare questa loro situazione di superiorità. Essi poi potevano in quei giorni, con effetto sorpresa, scendere dal passo Montecroce e raggiungere celermente e agilmente la linea ferroviaria della val Pusteria posta a circa 12 Km dal passo ma non lo fecero. Nei primi giorni di guerra i soldati erano sprovvisti delle pinze trancia filo spinato, successivamente arrivarono e ce ne erano 2 per squadra, ma troppo deboli per riuscire a tagliare agevolmente il reticolato nemico. I nostri tentavano invano di aprirsi un varco con le mani, con le vanghette, con il calcio dei fucili o addirittura con i sassi. L’incitazione a “rompere i reticolati coi denti”, emblema del senso eroico del momento, trovò in alcuni casi attuazione. Sempre nei primi giorni di guerra i nostri militari non avevano in dotazione gli elmetti se non in un numero di 6 ogni 250 uomini (Melograni 1988). La guerra era già scoppiata nel 1914 e non doveva essere una novità il cambiamento di combattimento bellico dettato dalle nuove armi in uso, rispetto alle guerre del secolo precedente, ma gli italiani si presentarono, perlomeno agli occhi nostri, assurdamente sguarniti e impreparati. Il MONTE NERO Un episodio esemplificativo di quanto erano sprovveduti ma anche arroganti i comandi militari riguarda la presa del Monte Nero, il Mrzli. Il 24 maggio il generale Eugenio De Rossi raggiunge il paesino di Luico, in prossimità del confine e si concede l’iniziativa di occupare la posizione strategica del Monte Nero, visto il mancato presidio da parte del nemico, ma gli alti comandi inaspettatamente gli danno l’ordine del ritiro. Il De Rossi scende e dopo 2 giorni arriva il contrordine di occupare di nuovo il monte che nel frattempo era caduto in mani ostili e che resterà tale per tutta la guerra. LA TRINCEA ![]() RUSSIAN TROOPS AWAITING A GERMAN ATTACK. This is a typical rear-guard trench, characteristic of the field fortifications of the great retreat. La trincea era rinforzata con tavole di legno o graticci, il pavimento in certi casi era isolato con altre assi in maniera da consentire il deflusso dell’acqua e dei liquami; all’incirca ogni soldato aveva a disposizione circa un metro quadrato. La trincea era la casa del militare il suo letto, la sua mensa, il cesso e la tomba. La manutenzione però non era facile, e con il tempo diventava alle volte impossibile. Il legno marciva, c’era umidità, il terreno era fangoso, e i soldati dovevano rimanere molto tempo fermi per ore o giorni. I militari si lordavano di fango misto a sudore ed escrementi; nonostante fossero in montagna di acqua ne avevano poca (pensate ad esempio all’altopiano di Asiago il quale ha caratteristiche carsiche e dove l’acqua non si trova facilmente). La difficoltà di bere e lavarsi, l’enorme stress psicofisico, la malnutrizione, la carenza di sonno e le precarie situazioni igieniche, favorivano il dilagare di molte malattie e la diffusione di topi e pidocchi. In questi buchi infernali, quando si scatenava il maltempo, gli escrementi si mescolavano con i liquidi dei cadaveri e con il materiale di scarto dell’esercito, i topi che si nutrivano di carne umana putrefatta nuotavano nella melma e il soldato non poteva uscire dalla trincea pena il rischio di rimanere ucciso dall’esercito nemico. Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY Appendini, bomboniere, giocattoli, vestiti, vestiti e ancora vestiti, libri riviste, cassette vhs, palette, chincaglieria, ricordi, creme, articoli da bagno, ecc. ecc. , quanta roba è presente nelle nostre case, ed è veramente tutta necessaria? Presento in questo post un libro intelligente, con un insegnamento profondo: butta via le cose che non ti servono e riordina le altre, cambierà così anche il tuo modo di sentirti nel mondo e affrontare la vita. Il testo di riferimento è il seguente: Marie Kondo, Il magico potere del riordino, Vallardi 2014. Viviamo in una società consumista dove possiamo acquistare tantissime cose di svariate forme, colore e grandezze, ecc., ma così facendo ci riempiamo la casa sempre più di oggetti. Sono così tanti che non sappiamo dove metterli, sono così tanti che ci soffocano, sono così tanti che potrebbero essere utili ma il tempo ci manca per usarli. Sono oggetti da ordinare, pulire, riparare e se necessario sostituire. Fino a quando non avremmo un robot che ci fa da domestico tutte queste operazioni le dobbiamo fare noi, pena il disordine. Ci viene in aiuto per questo problema il libro molto scorrevole di Marie kondo, davvero una lettura consigliatissima. Ed ecco il primo principio e il più importante del suo libro, esso consiste nello sviluppare la capacità di buttare via le cose. Proprio così, a nostro malincuore, stiamo diventando degli accumulatori e ci circondiamo di roba senza valore. Avanzando nella lettura scopri che ha assolutamente ragione, abbiamo troppe cose inutili che conserviamo e ci ostacolano. Perché ci teniamo tutte questi oggetti? Siamo proprio sicuri che ci potrebbero tornare utili? Se non le abbiamo usate fino ad ora perché dovremmo usarle un domani? Seguire una logica dell’utilità o circondarsi di cose che ci piacciono e ci danno una sensazione estetica di bellezza? Le risposte si potranno trovare nella lettura di questo libro. Emergerà anche una inaspettata verità: facendo pulizia esteriore (gettando via), influenzeremo i nostri stati d’animo e ci sentiremo sollevati, perché il distacco dalle cose implica anche un distacco dai momenti di vita precedenti, il lasciarli andare e il prepararsi con energia alle nuove situazioni dell’esistenza. Sembra una “giapponesata” (sicuramente suscita stupore la vita dell’autrice che si è specializzata vive ed è diventata famosa facendo corsi, e vendendo tantissimi libri su questo argomento), invece devo constatare che la lettura si rivela illuminante e il lettore viene preso dalla voglia di “sistemare e ordinare” immediatamente. L’autrice passa in rassegna le varie categorie di oggetti e nel descrivere i pensieri sottostanti ti senti coinvolto pienamente, quasi che l’autrice conosca casa tua. Molte testimonianze riferiscono dopo il riordino (buttare via) un senso di liberazione. Il riordino fisico, secondo l’autrice, insegna ad andare all’essenziale delle cose evitando acquisti inutili, fa cambiare il modo di concepire la propria esistenza, e porta a un profondo cambiamento interiore. Se ci pensiamo bene sono davvero poche le cose di cui abbiamo bisogno! Ecco ora qualche altro principio del suo metodo di riordino:
Se in un precedente post (http://www.insegnaredivertendosi.com/blog/gli-accumulatori-compulsivi) era stata posta attenzione al problema degli accumulatori seriali, con la presentazione di questo libro si può intravvedere una possibile soluzione, sempre che la persona sia ancora capace di dominio e libera scelta. Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY CHI È A CONOSCENZA CHE NEL PERIODO TRA IL 1998 E IL 2007 SAREBBERO MORTE IN CONGO 5.400.000 PERSONE?Il testo di riferimento di questo post è il seguente: Luca Jourdan,Generazione Kalashnikov. Un antropologo dentro la guerra in Congo, Laterza 2010.
Secondo l’International Rescue Committee (https://www.rescue.org/), nel periodo 1998-2007 sarebbero morte a causa della guerra civile circa 5.400.000 persone in Congo. Le stesse cose sono sostanzialmente ribadite anche in questo articolo: http://nena-news.it/rep-dem-congo-la-guerra-dello-stupro-e-del-coltan/ In questi giorni in Europa assistiamo a un continuo flusso migratorio di persone provenienti dall’Africa e dalle zone di guerra Medio-orientali. Noi europei fatichiamo a capire il perché di questo fenomeno. Purtroppo il mondo è pieno di violenze e la nostra Europa, per quanto criticata dai suoi cittadini, con le sue politiche di welfare, il suo sviluppo e la sua organizzazione sociale risulta agli occhi di molta gente come una sorta di paradiso terrestre. Molteplici sono i motivi alla base di questa situazione. Le stesse politiche di cooperazione molte volte sono state un fallimento e certe logiche colonialiste anche se i paesi sono diventati indipendenti, continuano a imperversare. Esse sono soprattutto legate a interessi di tipo economico. Comunque sia, gli esiti delle situazioni geopolitiche si manifestano in maniera spietata, creando masse di gente vittime e incolpevoli. Un esempio di quanto detto è la guerra civile avvenuta in Congo. Il numero di morti ammazzati di cui si cita nel libro di Luca Jourdan, è una cifra da capogiro. Ebbene in questi anni i nostri telegiornali non ne hanno parlato, come mai, perché? Uccidere 5 milioni di persone non è una cosa così facile, molti saranno morti indirettamente, però il numero resta spaventosamente alto. Pensate ai nazisti che, per uccidere nei loro campi di sterminio milioni di persone hanno dovuto impiegare mezzi e risorse. Pensate alle sole fosse Ardeatine, dove si impiegò un giorno intero per compiere l’eccidio. L’uccisione di un numero così grande di persone è una realtà impressionante di cui noi in occidente praticamente siamo rimasti all’oscuro. Scandaloso! Ricordiamo il genocidio degli Armeni all’inizio del ’900, lo sterminio degli ebrei, le foibe, le Torri gemelle, giusto! E questa gente chi li ricorda, come numero sono equivalenti a 1800 Twin Towers? Ci sono drammi che in qualche modo la gente tende a non considerare, ma il sangue degli innocenti dimenticati è ugualmente rosso a quello degli altri. Per inciso, tra le tante stragi, forse molti non sanno che il Congo agli inizi del ‘900 è stato oggetto di una ferocia coloniale inaudita, e si parla di uno sterminio di persone compreso tra i tre e i dieci milioni di persone sotto la dominazione di Leopoldo II re del Belgio (https://it.wikipedia.org/wiki/Leopoldo_II_del_Belgio). In questa situazione di immigrazione forzata risultiamo sia noi che loro vittime di una insensata emergenza. Probabilmente tutti siamo sostanzialmente d’accordo nell’affermare che le persone stanno bene a casa loro, e solo per situazioni di causa maggiore sono costrette ad emigrare. Purtroppo le realtà nei loro paesi sono diventate insostenibili. Una cosa ci lascia sbalorditi, quando si tratta di fare guerra le risorse si trovano sempre e in fretta ma quando c’è da provvedere alla sussistenza della povera gente sfollata, allora si chiede l’obolo e si fanno le campagne per gli aiuti umanitari. Per esempio nella guerra libica per scalzare Gheddafi, in due giorni dalla dichiarazione Onu, Sarkozy e Blair sono stati in grado di attaccare. Ora, per fare una guerra bisogna sapere che occorrono mezzi risorse, uomini, obiettivi militari. Non si improvvisa in due giorni! Però questo è quello che è avvenuto (o almeno, quello che ci hanno raccontato). Nessuno dico nessuno ha fatto una colletta dicendo “vi prego aiutateci non abbiamo i soldi per comprare le bombe”"aiutateci a bombardare, siamo a corto di munizioni!". Per uccidere i soldi ci sono ma per le emergenze umanitarie non ce ne sono, come mai? Ed ora alcune spunti di riflessione derivanti dal libro (per una breve sintesi si veda il seguente LINK):
Spero di aver destato la vostra attenzione su questo importante libro. Un video di Silvestro Montanaro descrive una realtà simile successa in Sierra Leone e lo si può vedere al seguente LINK. Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY
Ecco alcuni libri di saggistica, particolarmente interessanti, che possono essere con voi sotto l’ombrellone.
Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY Testo di riferimento: F. Randy S. Gail, Tengo tutto. Perché non si riesce a buttar via niente, Erickson 2012.
Sicuramente il lettore avrà già sentito parlare della mania smodata di accumulare le più svariate cose da parte di alcune persone (oggetti di tutti i generi, collezioni varie, animali, …). Diverse trasmissioni televisive si sono occupate di questa cosa. Il nome tecnico per definire questo comportamento è disposofobia. Viviamo la nostra vita in una situazione di bisogno, e ciò inevitabilmente porta l’uomo a sentire che può succedere uno stato di scarsità di risorse. Quante carestie e stati di povertà hanno passato i nostri antenati, e sicuramente ci portiamo addosso le ancestrali paure che hanno attanagliato i nostri avi. Secondo diverse teorie psicologiche le prime due fasi dello sviluppo della persona umana, sono quella orale -sensoriale e quella anale-muscolare. Secondo questi autori all’inizio la principale forma di stimolo è intorno alla zona della bocca, e successivamente l’attenzione viene portata al controllo degli sfinteri. Nei primi momenti della nostra vita la fonte principale di attivazione è intorno al mangiare, all’introdurre, all’ingoiare all’assimilare e poi successivamente l’attenzione si focalizza sul momento dell’espellere, dell’eliminare. L’individuo è un equilibrio fra questi due fattori assimilare ed espellere, mangiare ed evacuare, assumere e mollare. Secondo gli psicologi nei momenti dell’infanzia si consolidano le caratteristiche principali della personalità. L’individuo è un equilibrio fra questi due fattori e il mancato rapporto armonico, sembra essere causa di comportamenti spropositati o in un ambito o nell’altro. Nel primo caso abbiamo come conseguenza i disturbi alimentari, mentre nel secondo abbiamo tutti i comportamenti di accumulo, compresa l’avarizia. Le giustificazioni portate a sostegno del loro comportamento stravagante, sono frasi che alle volte abbiamo sentito dire anche in casa nostra: “non si butta via niente”, “mi potrebbe servire”, “vivete nel tempo della bambagia e non sapete cos’è la carestia”, “questo è un ricordo che fa parte di me”, “tu non hai la minima idea”, “ma è mio!”, ecc. Molte volte nell’affrontare i comportamenti compulsivi, le persone comuni sono portate a giudicarli in maniera semplice, definendoli frutto di disturbi mentali o di mancanza di volontà. Non è ancora entrata dentro alla mentalità comune il ruolo e l’importanza di quella parte di noi nota con il nome di inconscio. Fino a quando non diventeremo consapevoli di questa nostra dimensione, difficilmente capiremo che quando l’inconscio prende il sopravvento diventa un divoratore scatenato della persona. Una volta queste pulsioni smodate erano classificate come vizi capitali. Tutti noi sappiamo che cosa si intendeva con queste parole. Ebbene il loro significato e la loro validità non è venuta meno. Particolarmente impressionanti sono le parti del libro in cui si racconta che da una casa furono portati fuori ben 1800 quintali di rifiuti e oggetti vari. Poi il caso di una attrice che fu trascinata nella follia da accumulo da animali, spendendo tutti suoi soldi in alimenti per loro, tanto da ridursi in povertà. Per ultimo, il caso di accumulo di "elementi" provenienti dal proprio corpo, di cui al lettore risparmio la descrizione, perché troppo disgustosa. Invito ora il lettore a considerare come la pulsione ad accumulare sia così pressante e impellente in tanti ambiti da far perdere la qualità della vita. Pensate a certi personaggi storici, i quali raggiunsero risultati importanti ma non si seppero fermare. Napoleone, aveva conquistato quasi tutta l’Europa, poteva vivere il resto della sua vita nel modo migliore, non gli bastava, si è infilato nella campagna di Russia ed ha perso tutto. Gengis Kan conquistò un territorio immenso, poteva vivere da gran signore per il resto dei suoi anni, morì invece a cavallo ancora in cerca di nuove battaglie. La storia è piena di esempi simili in tutti gli ambiti. Gente che non si ferma mai, potrebbe vivere il resto dei loro anni godendosi e assaporando le delizie della vita, non basta. Mettono a prova fisico, salute, mente, affetti, famiglia, ….. e tanto altro. Che senso ha tutto questo? C'è da rimanere esterrefatti dal cattivo modo di vivere degli uomini, senza distinzioni di epoche, in cui la vita diventa una assurda ricerca nell’avere sempre di più, ma ricordiamoci che nessuno si porta via niente da questo mondo! Alcuni video sull’argomento: http://video.gazzetta.it/10lifestyle-disposofobia-accumulo/2da486a0-17a2-11e2-901e-b96e1979e6f0 http://it.dplay.com/sepolti-in-casa/stagione-5-visite/ https://www.youtube.com/watch?v=I-TVKo_cnKA Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY |
In questo blog vengono presentate recensioni e tematiche di rilevanza culturale, corredate da citazioni documentate, nella speranza di favorire la conoscenza, la riflessione, nonché la ricerca, in un’ottica di servizio alla persona.
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