Alcuni aspetti e considerazioni sulla prima guerra mondiale sul fronte italiano fonte https://www.flickr.com/photos/yotut/3420888351 Testo di riferimento: Alessandra Colla, Grigioverde rosso sangue. Combattere e morire nella Grande Guerra del 15-18, GoWare 2014.
Durante il conflitto, le pinze degli italiani erano di scarsa qualità e poco adatte a tagliare i reticolati nemici profondi dai sei agli otto metri, per giunta sotto il fuoco dell’avversario. La loro presenza era comunque migliore rispetto ai primi giorni di guerra in cui i soldati,”sprovvisti di strumenti adeguati, tentavano (dovevano tentare) di aprirsi un varco nei reticolati con le mani, con le vanghette, con il calcio dei fucili e perfino gettandovi sopra dei sassi. L’esortazione a rompere i reticolati con i denti, venne in alcuni casi incredibilmente presa alla lettera”. Il libro inoltre continua a narrare che i soldati italiani al fronte non disponevano di elmetti:” i fanti andavano all’assalto con il chepì di panno, i bersaglieri col casco (senza piume) e gli alpini col cappello (senza penna nera); all’inizio del conflitto la dotazione di elmetti era di 6 ogni 250 uomini (Melograni, 1998). Successivamente ci si rese conto della necessità di proteggersi in maniera più adeguata. Più avanti il testo prosegue dicendo che la strategia di guerra italiana realizzata con diversi tentativi di sfondamento delle linee nemiche è stata praticamente uguale per gran parte del periodo bellico. Le 12 battaglie del Generale Cadorna furono praticamente condotte alla stessa maniera. Più che ad azioni strategiche si è assistito a un lungo e lento massacro delle truppe impegnate al fronte, un annientamento progressivo di entrambi i contendenti. Non in questo libro ma in altri, qualcuno fa notare che il numero dei morti italiani è grossomodo uguale all’incirca,come percentuale, a quello degli altri paesi coinvolti e anzi leggermente al di sotto. Altri ribadiscono che quelle erano le tecniche di guerra attuate in quei periodo e sbagliamo a leggere con gli occhi di adesso i fatti del passato. Queste affermazioni sono senz’altro ragionevoli però qualche pensiero sulla insensatezza della strategia bellica e qualche critica su come sono state condotte le operazioni militari sorge spontaneamente. E tu caro lettore che ne pensi, si poteva fare diversamente? Se si osservano le statue dei monumenti ai caduti si vede chiaramente che i soldati non portavano le calze ma una lunga striscia che si avvolgeva attorno alla gamba fino al ginocchio: sono le cosiddette pezze da piedi. Il Comando supremo emanò una direttiva contenente alcuni consigli per evitare il congelamento dei piedi. Diceva di non stringere troppo le fasce sulle gambe. «Anzi, nell’opuscolo edito dal Ministero della Guerra, Istruzione per l’igiene, due pagine erano dedicate non solamente al modo di adattarle al piede, ma ad illustrarne l’utilità e convenienza. “Con la pezza da piedi ben assestata si cammina”, leggiamo, “molto meglio che non con la cosiddetta calza ed il piede si mantiene assai fresco e poco maleodorante”» (De Biase, 1969). Se il lettore non ha mai sentito parlare della disciplina militare in tempo di guerra deve sapere che era terribile e spietata, mentre compivo il sevizio militare ho appreso che la pistola d’ordinanza dei sottotenenti era sostanzialmente l’arma per “punire” i codardi in combattimento. Vigeva in quei frangenti, inoltre, il sistema della decimazione il quale prevedeva per i reparti macchiatesi di codardia o insubordinazione l’uccisione di un soldato ogni dieci. Dice il libro: “poche settimane prima, il 28 settembre, il gen. Cadorna aveva emanato una delle famose otto circolari sulla disciplina di guerra, che fissava senza possibilità d’appello le sanzioni per i colpevoli: «[…] ognuno deve sapere che chi tenti ignominiosamente di arrendersi o di retrocedere, sarà raggiunto […] dalla giustizia sommaria del piombo delle linee retrostanti o da quello dei carabinieri incaricati di vigilare alle spalle delle truppe, sempre quando non sia stato freddato prima da quello dell’ufficiale. Per chiunque riuscisse a sfuggire a questa salutare giustizia sommaria, subentrerà – inesorabile, esemplare, immediata – quella dei tribunali militari […]. Anche per chi, vigliaccamente arrendendosi, riuscisse a cader vivo nelle mani del nemico, seguirà immediato il processo in contumacia e la pena di morte avrà esecuzione a guerra finita» (Monti, 1922)”. Recentemente una persona, leggendo l’articolo precedente del blog, diceva che “sono cose del passato , ormai troppo lontane per interessarci, è molto più importante la seconda guerra mondiale e i suoi prodromi successivi”. Studiando a fondo la prima guerra mondiale si scoprirà invece, che le sue conseguenze hanno posto le basi per lo scoppio del secondo conflitto. Indagare sulla grande guerra ha ancora significato. Dopo quei maledetti anni l’Europa ha cambiato radicalmente volto. Qualcuno pensa che le guerre e le rivoluzioni anche se dolorose portino a una riforma e a un progresso. Fortunatamente in occidente siamo in pace da settantanni, e in questo periodo l’umanità ha visto cambiamenti enormi rispetto ai periodi passati. Possediamo una tecnologia molto sviluppata e potente, e così tante risorse per cui si può dire nonostante tutti i problemi, che mai l’umanità è stata così bene, e se si volesse forse si potrebbe stare ancora meglio. Anche se queste affermazioni sembrano esagerate provate a confrontare il tenore di vita di adesso, con quello di altri periodi, e vedrete che nonostante tutto siamo in un periodo unico per l’umanità. Sorgono però delle domande: riuscirà l’uomo a mantenere il tenore di vita attuale? Riuscirà a migliorarlo ulteriormente senza distruggere le risorse ambientali? Cosa ne pensa il lettore? Si può vivere in pace e prosperare senza ricorrere alla guerra? Saluti Giuliano Mazzocco. I commenti sono chiusi.
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Febbraio 2022
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