Author: Günter Erlebach Il testo di riferimento di questo post è il seguente: Andrea Baranes, Finanza per indignati, Ponte alle Grazie 2012. Abbiamo un debito pubblico di circa 1900 miliardi, se il mercato prezza un tasso del 4% si devono pagare 76 miliardi di interessi. Per ogni punto del tasso corrispondono 19 miliardi di euro. Secondo il libro datato 2012, la BCE ha dato attraverso il piano chiamato “quantitative easing” circa 4000 miliardi alle banche per aiutarle nella ricapitalizzazione, e incentivare la ripresa economica evitando la continuazione della stretta del credito (credit crunch). Tale aiuto è ancora in atto. Se il lettore non ci crede apra i seguenti link, oppure faccia una semplice ricerca in internet : http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/07/il-megasostegno-dellue-alle-banche-4500-miliardi-di-aiuti-di-stato-in-3-anni/256429/ http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/19/draghi-se-la-bce-da-soldi-alle-banche-perche-non-finanzia-un-piano-per-loccupazione/2561464/ http://espresso.repubblica.it/affari/2016/03/10/news/la-bce-rafforza-le-misure-di-sostegno-all-economia-e-porta-il-qe-a-80-miliardi-al-mese-1.253643 Con questi soldi le banche comprano i debiti pubblici dei vari paesi secondo i tassi di interesse di mercato. Quindi nei casi dei paesi periferici (Grecia, Spagna , Portogallo, Italia, ecc) le banche con i soldi della Bce comprano il loro debito e ci guadagnano. In cambio come garanzia alla Bce mettono in pegno gli stessi titoli di debito degli stati. Ma, ma, ma che senso ha? La BCE può aiutare le banche ma per statuto “non può compiere operazioni simili e comprare titoli di Stato dei Paesi membri”. Un problema che rimanda nuovamente alle lacune del modello europeo costruito su basi neomercantili e neoliberiste. L’idea sottostante è quella che gli stati virtuosi vengono premiati dal mercato e gli altri che non lo sono vengono sollecitati ad esserlo. Sembrerebbe una cosa giusta, spendi troppo, sei una cicala, ne paghi le conseguenze, ma in realtà è un modello altamente ingiusto che favorisce chi ha già e strangola gli stati in difficoltà. È come la storia del paese dei balocchi nella favola di Pinocchio: vieni, vieni con noi che ci divertiremo, e all’indomani si ritrovano ad essere dei somari pronti per essere sfruttati. Carlo Chiostri [Public domain], via Wikimedia Commons
Pinocchio nel paese dei balocchi. Il Portogallo, la Grecia, che nel corso degli anni sono stati indotti per politiche cretine ad indebitarsi, ora nel momento della congiuntura non solo vengono aiutati ma sono sottoposti a ulteriore sforzo con piani di austerità e tagli alla spesa pubblica. Riassumendo la BCE (entità degli stati europei) crea dal nulla denaro che presta all’ 1% alle banche europee, le quali comprano il debito degli stati europei secondo il valore di mercato e cioè al 2, 4, 6, 8%, e a garanzia del debito contratto danno in pegno lo stesso debito acquisito. Stupendo! E il sostegno alle aziende, all’economia, al lavoro? Niente! Sembra che la risposta sia: è una cosa che devono fare le banche. Sono loro le preposte all’erogazione del credito, sono loro che valutano e si assumono i rischi derivanti dall’erogazione dei prestiti. Ma se hanno dimostrato di essere incapaci e sono sull’orlo del fallimento? Beh, vediamo, insomma, mah ….. La quantità del debito non dipende dal suo valore nominale ma dalla solvibilità del debitore. Se sono un imprenditore e contraggo un debito elevato che però riesco ad estinguere in fretta per le capacità produttive della mia azienda, sono migliore di colui che ha un piccolo debito ma con scarse capacità di guadagno. Non deve far paura il debito ma l’incapacità di pagarlo. Il credit crunch alle aziende è stato ed è un grandissimo veleno perché va ad intaccare il sistema produttivo alimentando una spirale depressiva e, deprimendo il mercato interno. Il credit crunch ha minato cioè la capacità di solvibilità. In parole povere, se tu fai chiudere le aziende chi ti paga le tasse? Purtroppo politiche lungimiranti di questo genere non ne abbiamo viste, e di politici che abbiano chiarezza di idee su questi argomenti ce ne sono pochi. Nel frattempo le banche come in un gigantesco casinò rincorrono quella che può sembrare l’affare di una vita e alimentano ancora nuove bolle, nuove perdite e nuove crisi. Mi sembrano tutti matti! E lo spread, che fine ha fatto lo spread che ci ha torturato tanto? È aumentato il debito, è diminuita la capacità produttiva e tutto va bene? La risposta al prossimo post. "Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione". Alcide De Gasperi. Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY Il testo di riferimento di questo post è il seguente: Andrea Baranes, Finanza per indignati, Ponte alle Grazie 2012. Tutti sanno che a causa della crisi generata dai mutui sub-prime il mondo è caduto in una crisi economica globale. In particolare il fallimento della banca Lehman Brothers ha causato un violento scossone alle attività finanziarie, e di conseguenza all’economia reale. L’origine è stata una allocazione insensata delle risorse nel settore immobiliare, che ha causato un’eccessiva speculazione non legata alle reali esigenze abitative. È quello che viene chiamata una bolla finanziaria, cioè una ipervalutazione di un determinato bene o settore, favorito dalla speculazione e dall’entusiasmo generale che fa credere nel buon affare della vita. Di queste ipervalutazioni inconsistenti la finanza ne ha generato molte, a partire dalla famosissima bolla dei tulipani del 1600. Il mercato un giorno prezza una cosa e un altro senza un vero motivo ne aumenta o diminuisce il valore. Prendete qualche grafico di borsa e vedrete la continua oscillazione dei prezzi anche nel breve giro di un’ora. Perché dico queste parole? Perché c’è un’idea di fondo che da tempo è presente, quella che il mercato si autoregola ed è di gran lunga migliore nella allocazione delle risorse rispetto al settore pubblico. Questi per tutta una serie di motivi, sarebbe meno attento e perspicace rispetto al mondo privato, e sarebbe la causa di un rallentamento dello sviluppo economico. Lasciamo fare ai privati, essi sono molto più svegli ed avveduti e se per caso sbagliano sono fatti loro. Ebbene questa idea (liberismo della scuola di Chicago) si è dimostrata falsa, perniciosa e, purtroppo, continua ad esserlo. Quando la Lehman Brothers è caduta si è visto che il mondo finanziario era un’enorme castello di carte a cui se non si metteva subito un sostegno, si sarebbe causato un disastro globale e una crisi ancora più spaventosa. Il settore pubblico quindi è dovuto intervenire con enormi piani di liquidità (il famoso quantitative easing), per sostenere i mercati finanziari e con essi l’economia reale. Ma come? Il tanto vituperato settore pubblico ha dovuto tappare le falle provocate dal liberismo selvaggio, ma non doveva arrangiarsi da solo? Se avete fatto caso in questi decenni c’è stato un ritornello continuo: “lo stato ha troppi debiti, deve vendere i suoi patrimoni e risanare i conti pubblici”. Così si sono vendute e privatizzate autostrade imprese e beni pubblici di tutti i generi. Questo è avvenuto in Italia ma anche in altre parti del mondo. The blind leading the blind. Oil painting after Pieter Brueg
See page for author [CC BY 4.0 (http://creativecommons.org/licenses/by/4.0)], via Wikimedia Commons Però siccome ora, le cose stanno andando male al settore privato (banche in particolare), adesso si invoca l’aiuto del settore pubblico, un controsenso! Se applicassimo lo stesso principio i privati dovrebbero invece vendere (o svendere) al pubblico, e in questo caso l’azione si chiama “nazionalizzazione”. Il punto comunque non sta tanto sui diritti di proprietà, ma nel fatto che il settore in questione (quello finanziario) è malato fino all’inverosimile. Mi spiego meglio: gli aiuti che sono stati dati alle banche in questi anni attraverso le varie forme di “allentamento finanziario”, non hanno promosso l’economia reale e la ripresa come si voleva, perché “rende” di più continuare a speculare con la conseguenza di generare nuove bolle. O meglio, il sistema avendo ancora le stesse regole, si muove alla stessa maniera e favorisce un’allocazione inadeguata delle risorse. Adesso per esempio visto il calo del prezzo del petrolio e i mutamenti geopolitici, sembrano in crisi molte industrie petrolifere che hanno investito nella tecnica estrattiva dello Shale (o Fracking) e con loro i finanziatori (banche). L’italia a causa della crisi ha perso il 25% della produzione industriale. Non è avvenuta solo una diminuzione della domanda ma anche un fenomeno noto come credit crunch (link video), cioè una stretta del credito. Le banche entrate in crisi a seguito della situazione generata dai mutui sub prime, avendo a disposizione meno soldi hanno stretto il credito. Una situazione insensata e assurda, è come se a una vacca che comincia a produrre meno latte tu diminuisca il foraggio. Ecco , la stessa identica cosa è avvenuta in Europa. Si sono lasciate fallire aziende sane che presentavano un rischio esiguo, semplicemente perché tutto era diventato improvvisamente pericoloso. Ricordiamoci però, che quando un’azienda chiude se ne va con lei tutto il Know-how, (il bagaglio di conoscenze) che difficilmente si riesce poi a far ripartire. Chi ha difeso queste strutture produttive? Nessuno! Si poteva fare? Certo! La risposta la darò nel prossimo post. In questo tempo l’impressione, quella più buona possibile, è quella di essere guidati da ciechi che guidano altri ciechi. Mentre quella cattiva è che la situazione di povertà, disoccupazione e conflitti sociali sia volutamente perseguita. Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY |
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