INCREDIBILI NOVITÀ E SVILUPPI riguardo DISTURBI NEUROLOGICI, MA ANCHE PERCORSI migliorativi DELLE PROPRIE CAPACITÀ MENTALI E ULTERIORI SCOPERTE DELL’INTERAZIONE TRA IL CORPO E LA MENTE. Quinta e ultima PARTE Norman Doidge, Le guarigioni del cervello. Le nuove strade della neuroplasticità: terapie rivoluzionarie che curano il nostro cervello, Ponte alle grazie 2015 By Chittka L, Brockmann modified by dan1gia2 (File:Anatomy of the Human Ear.svg) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)], via Wikimedia Commons Il metodo TOMATIS: orecchio, musica e sviluppo delle potenzialità cerebrali. Cura della dislessia, dei disturbi motori, dei disturbi di attenzione, dell’iperattività e altro. Pensavo ormai di essere giunto alla conclusione del libro e non ci fosse più niente di interessante da scoprire. L’autore cominciava l’ultimo capitolo con la storia di un ragazzo che andava in un monastero per stare un po’ in pace con se stesso. I monaci però, stavano ultimamente vivendo uno stato di prostrazione. Il racconto si infittiva sempre di più. Era stato chiamato un medico al fine di valutare la situazione. Sembrava più un giallo che un libro di neuroscienza. La cosa mi incuriosiva ma con il procedere della lettura sono diventato addirittura sorpreso. Sono sempre stato un po’ scettico dall’inflazione delle nuove terapie e fra queste anche la musicoterapia. Il libro presentava una tecnica diffusa (il metodo TOMATIS), e consolidata di approccio alle difficoltà menzionate sopra, attraverso l’orecchio e l’uso di un tipo particolare di musica modificata all’uopo. Dalla ricerca in internet ho scoperto la sua presenza capillare in tutto il mondo e pure i numerosi testimoni della bontà del metodo. Sarebbe ingiusto svelare altro di questo capitolo, perché sarebbe come spoilerare un film; bisogna leggerlo. È un metodo assolutamente da conoscere per un insegnante, e su cui riflettere a motivo delle possibili spiegazioni circa le capacità attentive, i disturbi dell’apprendimento e l’ADHD. Riporto qui alcuni principi di questo metodo:
[ITA] Effetto Tomatis Video 3D L'Orecchio è la Vita: il Metodo Tomatis INCREDIBILI NOVITÀ E SVILUPPI riguardo DISTURBI NEUROLOGICI, MA ANCHE PERCORSI migliorativi DELLE PROPRIE CAPACITÀ MENTALI E ULTERIORI SCOPERTE DELL’INTERAZIONE TRA IL CORPO E LA MENTE. Quarta PARTE Un dispositivo per stimolare la neuromodulazione e ottenere la remissione dei sintomi: il PoNS (Portable Neuromodulation Stimulator). _Norman Doidge, Le guarigioni del cervello. Le nuove strade della neuroplasticità: terapie rivoluzionarie che curano il nostro cervello, Ponte alle grazie 2015 La foto è public domain per gentile concessione di PIXABAY Nella prima fase evolutiva dell’essere umano classificata dal noto psicanalista Erikson (fase orale-sensoriale) la bocca è l’organo principale di contatto con il mondo. Secondo studi fatti, la lingua sarebbe in diretto contatto con il cervello, e rispetto ad altri organi si troverebbe in una corsia preferenziale di connessione con esso. Ebbene recentemente un dispositivo (PoNS= portable neuromodulation stimulator) creato dall’università del Wisconsin-Medison, messo in bocca a diretto contatto con la lingua, sarebbe in grado di stimolare la plasticità del cervello, tale da far recuperare funzioni perdute, aiuterebbe a guarire dall’acufene e problemi correlati, difficoltà di equilibrio, di percezione sensoriale, di produzione verbale. Sarebbe in grado di aiutare a superare i danni causati da lesioni derivanti da neuropatie, distonie, epilessie, mitigherebbe il famigerato ADHD e tanto altro. Dopo la lettura del libro di Norman Doidge e mosso da tante parole promettenti, ho cercato subito di vedere il possibile acquisto su internet, ma in base alle mie ricerche non mi sembra ancora sia possibile farlo. Le descrizioni di Norman Doidge e i filmati mostrati in calce al post fanno sperare tanto. Se fosse vera la cosa sarebbe una panacea neurologica. Dal punto di vista tecnico, osservando i volumi dell’apparecchio e le sue componenti, penso possa essere presentato con un costo contenuto, e se troverà applicazione diffusa sarà a disposizione per ancora meno. Recentemente ho chiacchierato con un mio amico medico chiedendogli quanto tempo passa dalla diffusione di una nuova terapia dagli Stati Uniti all'Italia. Lui mi ha risposto dicendo che solitamente non è immediata ma avviene sostanzialmente nell’arco di due-tre anni. Su questo dispositivo mi sento però di condividere l’articolo della Dott.ssa Stella Muscatello (link) quando alla fine cita il gran numero di malattie curabili e lo scetticismo conseguente. Vien da dire: “è troppo facile”. Non so che dire. Le argomentazioni dell’autore, comunque, sono importanti e fanno ben sperare, perciò non resta altro che aspettare un pochino, poichè se le cose stanno come sono narrate sicuramente avverrà una rapida diffusione in breve tempo. Per approfondire la questione leggete l’articolo segnalato sopra (LINK) dove in modo breve preciso si descrive questo device e le sue funzioni. Ecco i link per approfondire la questione:
Al seguente link potrete vedere il video più interessante sulla questione: https://vimeo.com/65920255 Qui sotto un video riguardante un recente dispositivo che permette ai ciechi di “vedere” attraverso la lingua, confermando quindi il valore di questo organo interno e lo sfruttamento delle sue capacità sensoriali, e un altro dove c'è un'intervista a Doidge: INCREDIBILI NOVITÀ E SVILUPPI riguardo DISTURBI NEUROLOGICI, MA ANCHE PERCORSI migliorativi DELLE PROPRIE CAPACITÀ MENTALI E ULTERIORI SCOPERTE DELL’INTERAZIONE TRA IL CORPO E LA MENTE. terza PARTE Il quarto tema proposto da Norman Doidge è il seguente: “Guarire gravi problemi cerebrali attraverso la consapevolezza mentale e il movimento”: Il metodo Feldenkrais. Moshé Feldenkrais, uno scienziato di fisica e nello stesso tempo esperto di Judo, è l’inventore dell’omonimo metodo, consistente in un progressivo viaggio di consapevolezza all’interno del nostro corpo. Quest’uomo ad un certo periodo della sua vita era diventato sofferente a un ginocchio, in maniera tanto grave da usare una sola gamba. Un giorno scivolò e si fece male all’arto sano. Andò a letto preoccupatissimo e all’indomani scoprì con sorpresa, che il ginocchio sofferente era diventato improvvisamente capace di sostenere il suo peso. Capì che la mente per preservare la gamba buona “aveva reso disponibile” il ginocchio malandato. Questo insieme ad altri fattori gli fece intuire la connessione tra mente e corpo. Si mise a passare ore ed ore supino intento ad osservare le sue membra nei più minimi movimenti, e scoprì la sua importanza per le funzioni mentali. Si accorse che molte abilità motorie nella specie umana non sono immediate alla nascita, ma sono piccole conquiste nel corso del tempo. La persona crea una “cablatura” del suo corpo, e dietro una malattia o un dolore c’è un modo di concepire se stessi. Facendo movimenti lenti e piccoli, si opera un processo di differenziazione capace di far acquisire nuove capacità corporee (cinestesia). È un percorso all’interno di noi stessi, dove il maestro non è un guaritore ma una guida alla scoperta dell’interazione mente/corpo. Il suo metodo ha aiutato pazienti colpiti da ictus, bambini con paralisi cerebrali, perfino autistici, e anche forme di cecità. Incredibile ma vero, il corpo ci aiuta a guarire e stare meglio in tutti i sensi. Per certi aspetti “ricablare” se stessi è come vederci in modo diverso, un po’ similmente a questo singolare video basato sui giochi di prospettiva. Gli assiomi del suo metodo sono:
Segnalo alcuni video utili per scoprire questo interessante metodo di cui ho potuto avere la positiva esperienza. Se vi capiterà di avere l’occasione di provare questa proposta approfittatene perché è veramente interessante. Ecco qui due video esplicativi: Feldenkrais Lezioni Metodo Feldenkrais - Associazione Italiana Insegnanti del Metodo Feldenkrais Le cose incredibili narrate su questo metodo basato sul corpo mi riporta il pensiero all’attività di educazione fisica svolta a scuola. Così pure l’associazione va alla piramide dei bisogni di Maslow, ove si dice che per soddisfare le necessità intellettive occorre prima risolvere i bisogni primari (fisici). Attualmente la scuola italiana è principalmente sbilanciata verso l’aspetto intellettivo. Dietro c’è l’idea che più cose si sanno e più saprai sistemarti, avere tanti soldi e vivere felicemente. Non è mica così, lo dice anche Goleman (D. Goleman, L’intelligenza emotiva, BUR 2011) che solo il 20% dei “secchioni” sono altrettanto bravi nella vita. Viviamo attraverso il corpo, sentiamo con il corpo, siamo in relazione con esso. La scuola italiana secondo me, deve ancora maturare su questi aspetti.
Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY INCREDIBILI NOVITÀ E SVILUPPI riguardo DISTURBI NEUROLOGICI, MA ANCHE PERCORSI migliorativi DELLE PROPRIE CAPACITÀ MENTALI E ULTERIORI SCOPERTE DELL’INTERAZIONE TRA IL CORPO E LA MENTE. Seconda PARTE Norman Doidge, Le guarigioni del cervello. Le nuove strade della neuroplasticità: terapie rivoluzionarie che curano il nostro cervello, Ponte alle grazie 2015. Il secondo tema proposto da Norman Doidge è il seguente: “Come l’esercizio fisico aiuta a sconfiggere i disturbi degenerativi e a ritardare la demenza”. Un capitolo piuttosto esteso del libro racconta la storia di un uomo, che attraverso la consapevolezza corporea è riuscito a sostituire i movimenti mancanti derivanti dal Parkinson, con comandi consapevoli dell’individuo. Noi tutti abbiamo davanti agli occhi Giovanni Paolo II, la sua malattia e la lotta improba nell’affrontarla. Sicuramente sarà stato fatto di tutto e avrà fatto di tutto, ma nemmeno lui è riuscito a sfuggire all'inesorabile. Certe malattie sono quasi delle sentenze senza nessun appello. Ebbene un certo John Pepper, sarebbe stato fortunato e avrebbe trovato una parziale modalità di dribblare la malattia. Dopo aver raccontato la sua storia e il progressivo degrado delle abilità conseguenti al “Parkinson giovanile”, quest’uomo attraverso il fortunato incontro con un programma sportivo chiamato “Run/Walk for Life”,( si tratta di un percorso fisico incentrato sulla moderazione, tendente a sviluppare le capacità corporee, dando tempo ai muscoli di riposarsi fra una sessione e l’altra), prese sempre più consapevolezza del suo modo di camminare, cominciò ad essere attento, e sviluppò la capacità conscia di ordinare i movimenti giusti per il suo corpo. Con un approccio a piccoli passi e facendo gli esercizi un giorno si e un giorno no, cominciò a migliorare sensibilmente. Estese lo stesso metodo anche per altre azioni difficili da compiere correttamente, e cercò soluzioni alternative. Ad esempio si accorse che, se stringeva forte un bicchiere, faceva sparire il tremolio costante tipico del “Parkinson”. In seguito a questo processo sospese i farmaci a base di levodopa, il principale rimedio fino ad ora per affrontare la malattia. La soluzione quindi starebbe nell’usare una parte diversa del cervello, per controllare un’azione che veniva controllata in modo inconscio. Qui potete vedere la narrazione dello stesso Norman su John Pepper, ovviamente in inglese: Norman Doidge over John Pepper Certi medici, visti i risultati così sorprendenti, hanno messo in dubbio la diagnosi pronosticate della sua malattia. Non so dire nulla, mi sembra perfino troppo facile. Spero tanto possa essere vero. Esperimenti sui topi esposti al gene della malattia di Huntington, hanno evidenziato l’importanza dell’esercizio fisico nel ritardare lo sviluppo della patologia. A due gruppi di topi sono stati inoculati i geni della malattia, uno aveva possibilità di muoversi e correre sulla ruota mentre l’altro no. L’insorgenza dei sintomi patologici è stata molto più rapida in quest’ultimo. Il terzo tema proposto da Norman Doidge è il seguente:
"Usare la luce per risvegliare i circuiti neurali dormienti". La luce, secondo gli studi di questi ultimi anni, usata nelle frequenze giuste ed a bassa intensità sembrerebbe avere capacità guaritrici. Si tratta dei laser, essi stanno sempre di più prendendo piede per una molteplicità di usi. Ebbene, secondo quanto ho capito, i laser operanti nello spettro d’azione degli infrarossi e ripeto a bassa intensità (cioè inabili a bruciare la pelle), avrebbero la proprietà di trasmettere una energia capace di guarire, sfiammare e rigenerare alcuni tessuti del corpo. Secondo l’autore nel caso di acufene e tanti altri disturbi, permangono dei neuroni che spenta la sorgente attivante, continuano a funzionare trasmettendo un “rumore” di fondo fastidioso per la persona, è un fenomeno chiamato “cervello rumoroso”. Sarebbe una cosa simile alla luce dimenticata accesa in una stanza senza nessun scopo. Con questa tecnica gli interruttori sarebbero spenti, e l’individuo non più disturbato, troverebbe più energia per attivare nuovi circuiti neuroplastici. Un certo dottor F. Kahn da tempo sofferente di dolori alla spalla in seguito a un incidente sciistico, provò per caso nel 1986 un laser di fabbricazione russa fortunosamente acquistato da un chiropratico. Costui nel giro di cinque sedute guarì da un dolore perdurante da anni. A quel punto questo chirurgo rimase molto colpito da dedicarsi allo studio dei laser. Scoprì la presenza di tantissimi studi perlopiù di origine orientale (Russia, Cina; Tibet), affermanti le proprietà benefiche di alcune lunghezze d’onda dei laser a determinate intensità. Sarebbe proprio la precisione della lunghezza d’onda emanata dal laser ad essere benefica. “Scoprì che i trattamenti con laser a bassa intensità permettevano al corpo di utilizzare la propria energia e le proprie risorse cellulari per guarire da sé, senza effetti collaterali”. Riuscì a mettere a punto dei trattamenti per ferite che duravano aperte e infette da anni (infezioni da herpes, profonde ferite da incidenti automobilistici, ustioni, psoriasi ed eczemi devastanti), dove i rimedi tradizionali avevano fallito, a cui ormai i medici optavano per l’amputazione. Il libro narra tutta una serie di casi strabilianti ( che qui per brevità non riporto) tra cui la riduzione del 70% di placche amiloidi (malattia di Alzheimer) in topi da laboratorio. Ecco alcuni video esplicativi sulla questione: Meditech International | BioFlex Laser Therapy | MLS Laser Therapy for Healing Injuries & Pain Relief Deep Tissue | Laser Therapy || Sciatica | Pain Relief |Natural|HL4B LLLT Kahn News clips INCREDIBILI NOVITÀ E SVILUPPI riguardo DISTURBI NEUROLOGICI, MA ANCHE PERCORSI migliorativi DELLE PROPRIE CAPACITÀ MENTALI E ULTERIORI SCOPERTE DELL’INTERAZIONE TRA CORPO E MENTE. PRIMA PARTE
Gli sviluppi sono stati così repentini che non si può pensare siano dovuti a cause genetiche, poiché questi avverrebbero in periodi molto più lunghi. Perciò si presuppone che le cause siano altre e se sono sopravvenute così velocemente, altresì, scoperto il motivo, in altrettanto modo dovremo allontanarle. Lungi da me il volere alimentare false illusioni, i fatti, le scoperte e le teorie presentate nel libro sono davvero interessanti, e se vere da far gridare al miracolo. Le malattie al cervello sfigurano le persone, sono un oltraggio indecoroso alla loro dignità, e sono fonte di dolore per i loro famigliari. Nella speranza di aiutare a indagare, scrivo questi post, piccoli riassunti invitanti alla lettura di questo interessante libro. Il testo parte da una tesi di fondo consistente nell’affermare la plasticità del cervello, ossia la capacità di colmare i vuoti e sviluppare funzioni alternative. Il cervello ha capacità riparatrici e se aiutato nel suo processo di guarigione riesce ad aggiustare i danni subiti. Esso lo fa attraverso due canali (naturali e non invasivi) principali che sono l’esercizio fisico e mentale e il ricorso all’energia, sotto forma di luci (laser a bassa intensità), suoni (metodo TOMATIS) e vibrazioni (PONS). L’autore è uno psichiatra e psicanalista e le sue tesi sono supportate in maniera scientifica da fonti attendibili, citazioni e casi clinici comprovati. Spero tanto che le sue affermazioni siano vere e credo che, se sarà così, in breve tempo tante persone avranno nuove risorse di guarigione e potranno sentirsi meglio. Negli anni ’80 c’erano due teorie circa il funzionamento del cervello. Una sosteneva la divisione in zone alle quali spettava uno specifico compito, e un’altra prevedeva una certa elasticità tale da rendere impossibile una individuazione chiara e specifica delle zone responsabili delle varie funzioni. L’autore sostiene che il cervello ha una capacità “plastica” di adattarsi e supplire le parti deteriorate. Come le persone hanno la facoltà di apprendere nuove nozioni così il cervello ha la capacità di sviluppare nuove risorse per assolvere le esigenze dell’individuo. Per diverso tempo il pensiero più comune della medicina occidentale è stato quello di ricorrere a sostanze chimiche come rimedio neurologico. Si sono cercate e si cercano i “proiettili magici”, capaci di annichilire le malattie, ma secondo l’autore non è l’unica strada. Attualmente il corpo del paziente è il campo di battaglia tra la malattia e il medico, occorre invece possa essere un alleato. Il paziente da soggetto passivo deve diventare soggetto attivo, pronto a sperimentare se stesso in nuovi percorsi di guarigione. Ecco il primo tema suggerito da Norman Doidge. LAVORARE CON L’IMMAGINAZIONE E LA VISUALIZZAZIONE PER RIDURRE IL DOLORE CRONICO. Un certo dottor Moskovitz si accorse per esperienza diretta della facoltà del cervello di spegnere il dolore in alcuni casi. Sviluppando le ricerche scoprì che le persone, hanno delle mappe cerebrali del loro corpo. Quando con l’immaginazione modifichiamo queste mappe del corpo, riducendo le parti che sentiamo essere fonti di dolore, lentamente diamo nuovi input al cervello e, ciò fa spegnere il dolore cronico. Per dirla in altre parole, il dolore alle volte si autoalimenta, e ci tiene incastrati, per paura di soffrire aumentiamo la nostra sensibilità, ma lavorando con la visualizzazione è possibile spegnere l’incendio.
Con un gioco di specchi utilizzando l’altra gamba si è fatto credere al cervello di averla ancora. Poi si è proceduto alla terapia e il dolore è passato. La persona sapeva che era un inganno ma, inspiegabilmente il cervello ci ha creduto e lo ha fatto sentire meglio. Doidge tra i tanti casi che riporta, riferisce di una persona sofferente di artrite alle mani, con un effetto ottico si procedette a far rimpicciolire gli arti, e ciò diminuì la loro estensione nella mappa mentale del paziente, consentendo una riduzione del dolore. Le mie poche parole di spiegazione non rendono merito al discorso logico del libro, però forse questa è la parte meno convincente. Credo che tanti di noi conoscono persone che le hanno “tentate tutte” e faccio fatica a pensare, che questa possa essere una strada. Io stesso sono stato affetto da un’ernia al disco che mi ha immobilizzato per molto tempo, e ho patito tantissimo. Per tre mesi passavo la notte senza dormire in piedi riverso con la pancia su un tavolo, mi ricordo che contavo i secondi e mi incoraggiavo dicendo, “su dai 15 secondi sono passati”. Il tempo però ha spento i dolori e lentamente sono tornato alla normalità. Questa esperienza mi ha insegnato a conoscere maggiormente me stesso e ciò che lo può mandare in crisi. Sinceramente non me la sentirei di consigliare a una persona con dolori cronici questa terapia, anche se riconosco i ragionamenti sensati e comprovati dell’autore. La morale è questa: bisogna imparare a controllare consciamente il dolore fino a quando inconsciamente il cervello non lo fa da solo.
Swaab Dick, Noi siamo il nostro cervello. Come pensiamo, soffriamo e amiamo, Elliot 2011.
Gary Greenberg, Storia segreta del male oscuro. Siamo infelici perché affetti dalla malattia chiamata depressione, Bollati Boringhieri 2011. Swaab Dick, nel suo libro riesce a stupirti descrivendo ciò che avviene nella nostra mente a livello molecolare. Il libero arbitrio, le esperienze religiose, la passione per gli sport, l’attaccamento materno/paterno e tanti altri aspetti della vita delle persone sarebbero determinate da risposte chimiche o da malfunzionamenti chimici del nostro cervello dovute al codice genetico,allo stato intrauterino e agli anni di sviluppo infantile. I nostri orientamenti sessuali sono decisi in base alla genetica e alle conseguenti risposte chimiche-ormonali che avvengono a livello uterino, così il nostro carattere e altre comportamenti che a volte stigmatizziamo in modo morale. La serietà delle affermazioni dell’autore e pure la loro importanza risultano evidenti. Per esempio il sapere che la fase dello sviluppo del linguaggio avviene per lo più in età infantile, è importante per un docente perché potrà comprendere meglio le potenzialità e i limiti dei propri studenti. È un libro molto complesso, interessante e sorprendente che andrebbe conosciuto e meditato anche se probabilmente come me, non se ne condividono le considerazioni personali. Quello che più lascia stupiti è quale sia il margine riservato al “libero arbitrio”. Secondo lui è già stato tutto deciso fin da quando eravamo in grembo materno e dai primi anni di sviluppo della nostra vita. Il secondo autore (Gary Greenberg, Storia segreta del male oscuro. Siamo infelici perché affetti dalla malattia chiamata depressione, Bollati Boringhieri 2011) narra la sua esperienza di depressione, confrontandola con le risposte che la medicina ha dato e continua a dare. Infatti per una considerevole parte del saggio viene presentata una lunga panoramica della storia della psichiatria. Greenberg si domanda se la depressione sia una malattia inventata; se il suo sentirsi così male tanto da passare ore steso sul pavimento del suo studio sia un malfunzionamento del suo cervello. Si domanda come mai dopo che gli era stata diagnosticata una forma di depressione grave, egli sottoposto a un trattamento di farmaci placebo e quindi senza principi attivi, ne sia guarito. Se c’era un malfunzionamento nel suo cervello a livello chimico come mai una terapia senza principi attivi aveva funzionato? Lui risponde dicendo che non è solo una questione chimica ma, anche “la concezione del sé” condiziona lo stato di una persona. Fotografie del cervello, monitoraggi, analisi di tutti i tipi ma per dire cosa? Che tutto è riducibile alla materia e alla chimica. Veramente? A metà degli anni settanta un certo Beck con uno studio clinico, mise a confronto la terapia cognitiva e il trattamento con farmaci antidepressivi di tipo antitriciclico. La prima risultò alla grande più efficace delle medicine. Come mai? Si tratta di tutta chimica o si può affermare che c’è qualcos’altro che lo possiamo chiamare mente, spirito, concezione di se, pensiero? Qualcosa che va oltre il materiale? Da una parte un libro che dice che c’è poco spazio per la responsabilità individuale e dall’altra uno che la chiede. La questione rimane aperta, nessuno comunque può sminuire o non considerare le affermazioni di tipo scientifico di Swaab Dick. Tra le tante cose che mi hanno colpito del primo libro riporto queste:
Saluti Giuliano Mazzocco. |
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Febbraio 2022
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