Cena in casa di Simone il fariseo (Moretto) Author= RobyBS89 Rielaborazione personale del file” Gesù e le donne”
( link) scaricabile dal sito www.studibiblici.it Dopo la breve panoramica della legislazione italiana sull’emancipazione femminile effettuata nel post precedente, è interessante occuparsi dell’atteggiamento di Gesù e del suo rapporto con le donne. Per fare questo ci viene in aiuto il documento facilmente scaricabile citato qui sopra. Se la legislazione italiana pochi decenni fa era TANTO MASCHILISTA che cosa poteva succedere nei tempi passati? Come erano considerate le donne una volta? Due testi ci potrebbero aiutare, il primo più scorrevole e il secondo abbastanza impegnativo possono illustrare l’argomento:
La società ebraica al tempo di Gesù era tipicamente maschilista. Bastava che la donna parlasse per strada o andasse in giro da sola per essere ripudiata. Uno dei tabù più diffusi in assoluto nell’antichità sembra fosse quello del sangue. Anche la Bibbia nei primi libri prescriveva che la donna a motivo delle mestruazioni era impura e doveva rimanere in disparte. Erano prescrizioni legati al concetto di puro-impuro dove la malattia era considerata una punizione divina dovuta all’infrazione delle regole di purità. Una sorta di norme, per certi aspetti, di carattere igienico in un mondo dove non si conosceva l’origine delle malattie. Le donne sembra sopratutto a motivo della loro “impurità” avevano un minor accesso alla religione. A quanto detto da Alberto Maggi nel Talmud si arrivò ad insegnare è meglio che “le parole della Legge (cioè i primi libri della Bibbia) vengano distrutte piuttosto che cadano nelle mani di una donna”. Ebbene in questo contesto cosa fa Gesù? Gira con un codazzo di donne. Dice il vangelo: “C’erano con lui i dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Magdala …, Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni” (Lc 8,2). Robe da matti, lui il Messia gira con un gruppo di donne le quali tu non sai ma possono essere in stato di “impurità”. Sembra una cosa da poco ma in un periodo storico dove prendersi una malattia importante significava quasi una sentenza di morte, il binomio malattia-impurità era una cosa molto rilevante. Un pochino è come se uno ti mettesse nel rischio di contrarre l’AIDS al giorno d’oggi. Non credo che sarebbe tanto piacevole. Faccio questo paragone perché alle volte siamo portati a giudicare come stupidi, superstiziosi e idioti gli uomini del passato e invece noi del presente saremmo illuminati e saggi. Queste donne oltretutto erano state guarite da spiriti maligni e infermità, cioè avevano avuto dei vissuti difficili. Altri brani descritti e commentati nel file di Maggi : Lc 10, 38-42 (a casa di Marta e Maria; Gv 8, 1-11 (l’adultera); Lc 8, 43-48 (l’emorroissa); Mt 26, 6-13 (unzione a Betania); Lc 7, 36-50 (Gesù, il fariseo e la peccatrice); Mt, 20, 17-28 (annuncio passione; la madre dei figli di Zebedeo); Gv 4, 3-42 (la Samaritana). Tutti questi testi ci raccontano una modalità scandalosa per quel tempo di relazionarsi con le donne. L’episodio del fariseo Simone che invita Gesù a pranzo è memorabile. C’è un fariseo che interessato a Gesù lo invita a pranzo. È uno di quegli uomini patiti per la purità e le regole. Ha un mantello da usare in pubblico e uno da mettere in casa. Gira con un cubetto in testa e uno legato alla mano destra dove sono contenuti dei passi della Bibbia. Al giorno d’oggi la parola fariseo ha assunto una connotazione negativa ma al tempo di Gesù era una persona molto stimata. Ebbene, tutto è pronto e improvvisamente una donna peccatrice entra in casa sua e comincia a piangere e lavare i piedi di Gesù. Pazzesco! La donna visto che è peccatrice è impura, impuro è il pianto poiché ogni secrezione del corpo per gli ebrei era impura,e impuri sono i piedi. Proprio nella casa del fanatico della purità mentre si sta per mangiare capita una cosa del genere. È come dire che uno va di corpo nel posto dove sta mangiando o una cosa simile. Ma non basta, con i capelli asciuga i piedi. Paaaaazzesco, le donne in quel periodo erano già velate. I capelli erano considerati oggetto di seduzione; è quasi come se a Gesù fossero stati asciugati i piedi con il seno della donna. Intollerabile!! E Gesù? Niente. Simone quindi scandalizzato, si rivolge a Gesù ricordandogli che “specie” di donna era questa. Ma Gesù non la scaccia e nemmeno la condanna anzi riconosce in lei una persona che “ha molto amato”. Ci vuole poco per dare un’occhiata ai brani citati sopra e vedere come Gesù sia stato accogliente e assolutamente diverso da quella che era la mentalità del tempo. Come mai? Cosa ne pensi? Anche l’episodio dell’emorroissa è particolare. C’è una donna che ha un’emorragia costante e quindi è impura. L’antico testamento era molto severo per l’inosservanza delle regole di separazione di chi era in questo stato. Questa donna infrangendo tale regola tocca Gesù e lui invece di sgridarla la loda per la sua fede. Inammissibile per quel tempo!! Riassumendo, alla donna al tempo di Gesù (F. Pajer, Religione, Sei 2011):
Nel prossimo post verranno esposti altri aspetti assurdi e rivoltanti del passato. Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY Il coraggio delle donne di Sparta, olio su tela Jean-Jacques-François Le Barbier [Public domain], via Wikimedia Commons Da : Matteo Armando, La fuga delle quarantenni. Il difficile rapporto delle donne con la chiesa, Rubbettino 2012.
Ho trovato interessante la sintesi delle leggi in Italia riguardanti l’emancipazione femminile nel libro citato sopra. Molte volte si giudicano altri popoli come "arretrati" ma in base agli anni di pubblicazione delle leggi si scopre che in Italia fino a "ieri" eravamo nella stessa situazione. Sicuramente qualcuno potrebbe dire che a motivo dell’indipendenza femminile e della conseguente legiferazione in Italia si è assistito a un cambiamento del tipo di famiglia. A voi lascio l’onere delle considerazioni.
Interessante vero? Saluti G.M. COOKIE POLICY PRIVACY POLICY LA MALATTIA COME AUTOGUARIGIONE DAL DOLORE DELL’ANIMA, un libro di Dieter Beck Seconda Parte11/5/2015
1 Apparentemente ci potremmo chiedere “cosa mi interessa un tema simile?”. Non sono masochista, non sono depresso detesto le perversioni e i malati immaginari. In realtà questi aspetti sono più vicini a noi di quanto non immaginiamo. Quando l’autore parla delle offese narcisistiche all’io, in quella situazione ci siamo tutti noi. Ogni giorno ci svegliamo e siamo un po’ più vecchi, ogni giorno avviene una piccola trasformazione che ci cambia e “offende” la percezione di noi stessi. Nel corso della nostra vita subiamo oltre il decadimento fisico anche perdite di affetti, di ruoli, perdite economiche, morali, ideali. L’invecchiamento è un oltraggio alla propria immagine di se, che ci manda in grande difficoltà. È una perdita di energia , capacità e funzioni a cui non siamo tanto disposti a cedere. Ricorriamo a tutto ciò che ci può aiutare, diete, comportamenti salutisti, esercizio fisico, corsi di tutti i generi, iperattività. Vediamo in giro atletiche quarantenni che fino a qualche anno prima avevano in bocca una sigaretta e in mano un bicchiere di spritz. Mi viene in mente la strega di Biancaneve, la bella regina che perde la sua giovinezza e il suo splendore e lentamente si incattivisce sotto la spinta dell’invidia per l’incipiente bellezza di Biancaneve. La brutta vecchia e orribile strega rappresenta, per il mondo femminile, il lato negativo dell’invecchiamento, e per il mondo maschile esiste la figura dell’orco, il mostruoso essere solitario, taciturno e scontroso pronto a mangiare i bambini. Se credete che le favole sono solo favole e non rappresentano niente, vi consiglio di leggere un bellissimo libro di Bruno Bettelheim, "fiabe il mondo incantato" ( Bruno Bettelheim, Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, Feltrinelli 2013) e vedrete che non è così. Se la favola piace tanto nonostante le assurdità logiche evidentemente possiede qualità rilevanti che le persone percepiscono a livello inconscio. L’autore dice che 4 sono i momenti del ciclo vitale di un individuo (l’infanzia, l’adolescenza, la maturità e la vecchiaia), ognuno di questi ha i suoi momenti di crisi e di sofferenza. Nel libro non se ne parla ma l’adolescenza è un periodo di crisi per la persona, è finito il momento protettivo genitoriale, ci si scopre con un corpo che sta diventando grande e ci si vede un po’ goffi e maldestri. L’accettazione di questa trasformazione non è sempre così facile e moltissima letteratura ha già trattato questi argomenti e gli esiti alle volte devianti. Beck si sofferma sul periodo tra i 40 e i 50 anni. È il momento della cosiddetta crisi di mezza età. L’individuo è messo di fronte alle occasioni mancate e alle perdite non più colmabili. La giovinezza, la vitalità e la bellezza non sono più quelle di prima. I figli alle volte, sono diventati grandi e vivono in autonomia. Negli uomini il rendimento professionale e la potenza sessuale diminuiscono. Invecchiando poi ci si vede soppiantati da persone più giovani e brillanti e nasce l’amarezza di vedersi messi da parte. L’elaborazione delle perdite non è sempre facile e nel caso si concluda positivamente dovrebbe portare a “nuove conquiste psichiche, come il senso dell’umorismo, la bontà, la saggezza, …….”. Possono scattare in questo periodo atteggiamenti di difesa maniacale delle proprie qualità perdute, malumori depressivi, alcolismo, paure ipocondriache e purtroppo malattie fisiche. Molti di noi saranno sorpresi dalla scoperta di persone che appena terminata l’età lavorativa improvvisamente si ammalano. Vanno in pensione, perdono il loro ruolo, la loro funzione e si ammalano. (Faccio notare come la parola “defunto” deriva dal latino e significa “senza funzione”). Arriva finalmente l’agognato momento della pensione, del gestire la propria vita al di fuori della costrizione lavorativa e si ammalano. 2 Il secondo punto che voglio segnalare in questo post è il collegamento tra handicap fisico e sviluppo di qualità compensatorie. L’autore nello spiegare i vari tentativi di risolvere la sofferenza psichica riporta il pensiero di Niederland: le anomalie fisiche delle persone sono un’offesa narcisistica e la creatività e le opere artistiche costituiscono una compensazione per soddisfare le esigenze di affermazione dell’individuo. È lo stesso concetto espresso da Adler in uno dei suoi libri (Alfred Adler, Cosa la vita dovrebbe significare per voi, Newton Compton 1994 ) dove riportando la sua esperienza narra che essendo nato zoppo e non riuscendo a correre come gli altri bambini nei prati del suo paese, lui cominciò a correre nei prati della medicina e della psicologia. Secondo lui, se non ci fosse stato questo suo handicap non sarebbe mai diventato una persona importante nel suo settore. Il suo pensiero, inoltre, continua dicendo che sono le difficoltà nella vita a renderci migliori, sono loro i pungoli che ci fanno crescere. È un po’ il concetto sintetizzato che dice “dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fiori”. Vengono poi riportati i casi di personaggi famosi con difetti fisici: Kierkegard era storpio, Omero era cieco, Mosè faceva fatica a parlare, Victor Hugo era debole, malato e con una testa sproporzionata, Jean-Jacques Rousseau aveva problemi alla vescica, Socrate aveva un naso brutto. Se ci pensiamo anche noi possiamo aggiungere altre persone a questo elenco. 3 Un terzo punto da menzionare di questo libro riguarda l’interpretazione delle tossicodipendenze e delle perversioni. Secondo l’autore le perversioni, l’alcolismo etc hanno una funzione riparatoria del malessere psichico. Esse costituiscono una modalità “creativa” di risolvere i conflitti interni. 4 Parlando con un mio stimato collega della “malattia fisica come auto guarigione del disagio psichico”, egli mi ha segnalato una terapia riabilitativa per anziani con l’alzhaimer (validation Feil method). Chi conosce la malattia è a conoscenza della terribile situazione di degrado della persona, ebbene questo metodo fondato sull’empatia e la psicologia umanistica di Rogers riesce a capire e aiuta queste persone nelle loro difficoltà. Il validation Feil method è una modalità di aiutare le persone molto anziane nello stato di disorientamento. Esse sono nella fase finale della loro vita e tentano di risolvere i problemi non finiti per morire in pace. Attraverso l’empatia e “l’ascolto attivo” riescono a capire lo stato della persona e ad aiutarla. Per spiegare meglio tale metodo inserisco dei video di youtube su tale tema, purtroppo sono solo in inglese ma si capisce lo stesso. Ebbene la segnalazione di questo metodo in questo post che parla di malattia fisica provocata dal disagio interiore vuole dire che c’è speranza per tutti. Coltivando l’empatia e l’umanità ci sarà soluzione per le difficoltà che la vita ci pone, senza lasciarci andare in pericolose derive che potrebbero essere autodistruttive. Per ultimo, nella ricerca dei video di spiegazione del Metodo validation Feil method ho trovato questo bello e pluripremiato cortometraggio che collegato ai temi trattati inserisco in questo post. LA MALATTIA COME AUTOGUARIGIONE DAL DOLORE DELL’ANIMA, un libro di Dieter Beck Prima parte11/3/2015
Dieter Beck, La malattia come autoguarigione. Per una medicina olistica e una nuova visione dell'uomo, Pgreco 2012. Pensavo fosse una delle tante pubblicazioni che riguardavano il collegamento tra mente e corpo ma non è stato così. Questo libro è qualcosa di più. Esso ci parla della malattia fisica come espressione e strumento di guarigione di un malessere psichico. Non è semplicemente un mero sfogo ma ne costituisce il rimedio. La malattia fisica certe volte (l’autore dice spesso) è il tentativo di riparare un’offesa psichica, serve a compensare una perdita o a risolvere un conflitto interno. In questa ottica la sofferenza non è inutile ma funge da “farmaco” di guarigione. Moltissimi libri parlano della connessione mente-corpo ma nessuno di quelli che ho letto vedono la malattia fisica come medicina e rimedio alle difficoltà della psiche. Cercando di spiegarmi meglio ricorro a questa analogia: Come la malattia si esprime con la febbre, rendendo il corpo dell’ammalato inospitale per il virus o il batterio, al fine di portare una guarigione così il malessere psichico, le sconfitte della vita e le ferite al proprio io interiore, si traducono alle volte in malattie corporee che portano all’individuo una temporanea limitazione al fine di ristrutturare se stesso e proseguire nel cammino della vita. Però come alle volte la febbre e la malattia fisica può portare a esiti nefasti così anche il disagio psichico manifestatosi in una malattia corporea può portare a un finale negativo. Non sempre questo processo conduce a guarigione. Alle volte si combatte la malattia ritenendola di origine organica e ci si accorge che è il sintomo di un malessere psichico. Non ne è la causa e quindi ci si prodiga vanamente. Se questa tesi (dice l’autore) si manifestasse fondata avremmo un modo nuovo di considerare la malattia e la sofferenza. A questo punto non andrebbe più debellata ma lasciata al suo decorso in maniera che possa essere portatrice di riparazione. L’autore basa le sue tesi sulla teoria psicoanalitica freudiana e sui successivi apporti di Kohut, Kernberg e altri psicologi (Kohut, Narcisismo e analisi del Sé,Boringhieri, Torino 1977; O, F, Kemberg, Sìndromi marginali e narcisismo patologico, Boringhieri, Torino 1978). Dice Freud in un passo citato nel libro: “ammalarsi è la soluzione economicamente più facile di un conflitto psichico, anche se risulta chiara in seguito l’inadeguatezza”. Per l’autore sono quattro le casistiche che vedono la malattia fisica come strumento della psiche per guarire dai suoi malanni.
Siamo soliti pensare alla malattia come un attacco da fattori esterni e molto meno riteniamo che lo stato psicologico influenzi la salute. Ma soprattutto di fronte alla malattia psichica si pensa che la guarigione possa arrivare dalla terapia psicologica, dal parlare, dal trovare un “senso alle cose”. L’autore invece ci dice che la malattia psichica trova alle volte soluzione in una sofferenza fisica. Una tale tesi mi interroga e mi scandalizza. Esagerando con tale idea si potrebbe dire che una soluzione per una malattia psichica o un malessere dell’animo sarebbe la prescrizione di una malattia fisica. Mi viene in mente il proverbio che ho sempre odiato “quando il corpo se frusta l’anima se giusta”, il cui significato sembra essere: quando il corpo viene trattato male lo stato d’animo della persona si aggiusta. Penso che la stragrande maggioranza delle persone cerchi di evitare la sofferenza in tutti i modi, invece in questo libro se ne intravede una utilità, cosa pensare? Le argomentazioni portate dall’autore e le citazioni rendono difficile una confutazione della tesi del libro. Le implicazioni sottese lasciano la porta aperta per la comprensione di comportamenti masochistici e altri comportamenti devianti. Che dire? Saluti G. M. COOKIE POLICY PRIVACY POLICY |
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Febbraio 2022
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