Pierluigi Dovis Chiara Saraceno, I nuovi poveri: politiche per le disuguaglianze, edizioni Codice 2011. Il contesto socio economico degli ultimi anni e la recente crisi finanziaria hanno portato alla povertà fasce di popolazione fino a ieri abituate a una vita dignitosa. Pierluigi Dovis, direttore della Caritas di Torino, e Chiara Saraceno ci descrivono la situazione e ne tentano anche delle soluzioni. Eccone una breve sintesi. Situazioni di povertà in Italia e considerazioni derivanti: I PROBLEMI LEGATI ALLA CASA
SOLUZIONI
Alle descrizioni e considerazioni di questi autori voglio condividere con il lettore la mia esperienza ed opinione personale su questa tematica del disagio sociale: Per molti anni sono stato volontario in una casa di prima accoglienza situata a Rovigo. Conosco molto bene il mondo del disagio. Ho visto situazioni e ho toccato con mano cosa significa vivere il degrado fisico e morale della persona. Eravamo in tanti volontari che si adoperavano. Sono girati tanti soldi. Tante energie sono state spese per il recupero delle persone. L’abbiamo fatto per amore ma sapevamo tutti che molte volte le nostre energie sarebbero state inefficaci per risolvere i loro problemi. Poche e dico davvero poche sono le persone che sono riuscite ad uscire dalla loro miserevole situazione. Non c’era più testa, ne obiettivi e ne progetti di vita. Avevamo un quadro che conteneva la fotografia degli ospiti che erano passati da noi e che ora appartenevano ad “un'altra realtà”, ebbene costantemente ogni tanto ne venivano aggiunte di nuove. Certi sono convinti che le comunità terapeutiche siano gli “ospedali” dei tossici e degli schizzati dove passato un determinato periodo di tempo, si ritorna alla vita normale, pronti per lavorare e rifarsi una vita. Se avete questa idea mettetevela via. È irreale. Pochi davvero pochi riescono ad uscire dalla loro situazione. Da buon razionalista quale sono mi sono sempre detto perché non dedicare le stesse energie per prevenire lo sviluppo dei problemi? Perché non risolvere le situazioni prima che “i buoi fuggano dalla stalla”, non si può fare diversamente? Cosa aspettiamo a dedicare energie pensieri ed azioni per prevenire il degrado e disagio sociale? Occorre passare da una mentalità incentrata sul curare a una che ha di mira il prevenire. Come si può fare? Bella domanda! Collegato a questo è il discorso dell’assistenziale. Molte volte in giro è diffusa l’idea che il comune o lo stato sia come una vacca da mungere. Basta toccare le tette giuste e giù latte. Fine! basta così! Questa idea a mio avviso è limitata e bisogna andare oltre. Cioè bisogna passare dall’assistenziale al progettuale. Ossia lo stato (che siamo noi) deve progettare e aiutare a sviluppare una società migliore basata sui principi della costituzione. Non deve sostituirsi alla comunità civile ma deve fungere da “facilitatore” delle dinamiche sociali virtuose. Sarebbe a mio avviso auspicabile l'emergere di figure professionali che fungano da animatori della vita sociale delle città, che aiutino le varie iniziative di socialità , che si occupino e prevengano le devianze della vita giovanile. Non basta portare la spesa agli anziani non autosufficienti, è necessario coltivare e aumentare la linfa vitale che costituisce il patrimonio di valori non scritto ma reale che sta alla base dell’armonia e della coesione sociale. Invece di ricorrere sempre alle solite politiche repressive è necessario implementare politiche di promozione delle relazioni sociali atte a far sentire gli individui partecipi di una comunità sociale. In sostanza bisognerebbe pensare di ricorrere meno ai poliziotti e di più ad animatori sociali e operatori di strada, con competenze psicologiche organizzative e se necessario assistenziali. Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY I commenti sono chiusi.
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Febbraio 2022
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