In questo post tenterò di mettere in evidenza gli elementi che ho trovato particolarmente interessanti ma senza una connessione logica.
La prima cosa da sottolineare è il principio di imitazione. Dice l’autrice che quando nasce un bambino egli non sa nulla del mondo ma dopo 5 anni di vita è in grado di parlare una o due lingue, di fare un uso corretto delle mimiche , dei gesti e delle posture, sa fare giochi di gruppo e usare oggetti di vita quotidiana grazie alla capacità di imitare. Il nostro apprendimento avviene sostanzialmente per imitazione. Alle volte si dice “non imitare che sembri una scimmia!” ma ci si dimentica che è il modo naturale di relazionarsi con il mondo, senza questa capacità la trasmissione dei saperi e delle competenze sarebbe irrimediabilmente compromessa.
In base a questo principio siamo spinti a cercare di assomigliare ai modelli che riteniamo più giusti ed affascinanti. Magari razionalmente non siamo d’accordo con ciò che è proposto ma il mondo delle nostre pulsioni inconsce lo è.
Altri punti fonte di riflessione sono questi (in rosso vengono evidenziate alcune mie considerazioni che spero non siano sbagliate):
- In un piccolo arcipelago vicino alla nuova Zelanda nel 1995 arrivò la televisione. Fino a quel momento le ragazze non avevano nessun problema di dieta e il modello di bellezza era una donna con corpo robusto e forme morbide e tonde. Dopo tre anni dall’arrivo del televisore molte liceali (74%) affermavano di sentirsi “troppo grosse” e il 69% avevano praticato il vomito autoindotto, tipico della bulimia nervosa, mentre prima questo era assente. Intervistate rivelavano che volevano assomigliare alle dive della tv ritenute da loro persone di successo. Secondo gli studiosi è proprio quest’ultimo a innescare i comportamenti imitativi e viene chiamato “rinforzo vicario”. Se la persona è ritenuta una persona felice e realizzata si vuol assomigliare a lui anche nell’aspetto fisico.
- Per quasi due terzi il volume del nostro cervello è “visivo”. Il tempo attuale con tutti gli strumenti massmediali inevitabilmente ha abituato e ampliato l’uso di questa percezione sensoriale. Le immagini hanno un forte impatto su di noi e stimolano efficacemente le persone. Quindi supportare didatticamente con il linguaggio visivo le lezioni di scuola diventa una strategia importante e redditizia.
- Per chi conosce poco il mondo dei neonati sarà sorpreso che nei reparti neonatali quando un bambino comincia a piangere, tutti gli altri cominciano a fare lo stesso in un vero e proprio contagio emozionale.
- Uno studio di Marielle Stel, Rick van Baaren e Roos Vonk dell’università Radboud a Nijmegen (2007) ha mostrato che gli individui una volta richiesto loro di imitare la mimica di una persona e poi successivamente invitati a devolvere del denaro per una nobile causa si mostravano più generosi del solito. Quindi ciò che può avvicinare le persone e i popoli è la comunione nei sentimenti. Come diceva un autore “il pensare divide, il sentire unisce.
- Gli studi di Phillips (1986), Ishii (1991) hanno mostrato che nei giorni successivi agli incontri di boxe trasmessi in TV, aumentava il tasso di omicidi. Secondo l’autrice lo stimolo violento libera tendenze latenti e stimola l’imitazione. La stessa cosa viene riferita riguardo all’enfasi posta ai casi di suicidio adolescenziale (Bandura, Ross e Ross, 1961, 1963; Bandura, 1973).
- Tutti sanno che è innaturale inserire delle risate registrate nei programmi televisivi ma si è scoperto che l’allegria artificiale è contagiosa. Non importa se c’è un motivo per ridere o no, il nostro inconscio sa che si ride e ciò conta. Ultimamente in base a questo principio è sorta la "laughter terapy" che è sufficientemente spiegata in questo video. Traete voi le vostre conclusioni.
- Gli individui sono portati a ritenere che quando la maggioranza delle persone fa una determinata scelta, essa sia per lo più giusta. Quindi oltre alle risate registrate si usa anche avere delle persone negli spettacoli, che fanno da “guida” negli applausi. Con lo stesso principio attori pop-star e altri si fanno accompagnare da gruppi di persone (i quali possono essere i fans stessi oppure persone pagate) allo scopo di suscitare ammirazione in chi li vede e inducendo così a incrementare la credibilità e la popolarità.
- Gli psicologi sociali R.V. Joule, J.L. Beavois e C. Kiesler hanno notato che “quando si è coinvolti in una attività si prova spesso un senso di efficacia e di libertà, sia nel caso in cui la scelta sia veramente libera sia nel caso in cui sia stata indotta. L’agire possiede un suo intrinseco potere di coinvolgimento”. Quindi quando oltre alle parole si passa alle azioni il “messaggio” viene appreso maggiormente.
- Negli spot pubblicitari ci si è accorti che ci vuole una soglia minima di almeno una decina di “passaggi” televisivi per influenzare il comportamento di un consumatore.
- Per ultimo uno studio (Guéguen e Pascual, 2000)sulla lbertà di scelta ha rivelato che le persone quando si sentono libere di scegliere reagiscono meglio : “Mi scusi ho perso il portafoglio , devo prendere il treno , mi potrebbe aiutare?” A questa domanda il 10% delle persone risponde sì. “Mi scusi ho perso il portafoglio, devo prendere il treno, mi potrebbe aiutare? Ma ovviamente è libero di rifiutare.” In questo caso le risposte sì sono state del 47,5%. Sembrebbe quindi che la coercizione sia meno efficace della libertà di scelta.
Saluti Giuliano Mazzocco
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