Nella prima guerra mondiale dal suo inizio e fino al 1916, l’Inghilterra non ricorse alla coscrizione. Non ce n’era bisogno, frotte di volontari si offrivano spontaneamente, e se per caso fuori dall’ufficio di reclutamento era presente una banda che suonava motivi nazionalistici, le file aumentavano ancora di più. Tutti pronti per andare a farsi dilaniare, squartare, sparare, bombardare, gassare. Tutti pronti per perdere la vita, braccia, gambe, pancia, visceri e quant’altro. Se qualcuno evitava il reclutamento gli venivano consegnate le 4 piume della codardia e del disonore, così come veniva descritto nell’omonimo film (LINK). Tutti pronti per far diventare tanti bambini orfani e generare una marea di vedove. La gente era presa da una euforia così forte che con fatica anche gli stessi pacifisti stentavano a sottrarsi a questo clima di follia collettivo. (fonte: Ferguson N, Il grido dei morti. La prima guerra mondiale: il più atroce conflitto di ogni tempo, Mondadori 2014). La grande guerra provocò 9 milioni di morti e 20 milioni di feriti, distrusse imperi e monarchie, e pose le basi per il malcontento, il disordine sociale ed economico dell’Europa, che la portò di nuovo in guerra 20 anni più tardi. Già dopo tre anni dalla fine del combattimento in Italia si affacciò il fascismo. Ogni tanto serpeggia in giro un rinnovato militarismo, pensato come risolutore di una situazione non più tollerabile e ci si dimentica degli esiti infausti. Tra questi quelli che la tradizione ci ha consegnato come gli scemi di guerra. Tante persone che tornarono con le menti sconvolte, incapaci di riprendere una vita normale. Guardatevi i due brevi video qui sotto per inquadrare maggiormente l’argomento: Stress da bombardamento nella "Grande Guerra" Scemi di guerra. La follia nelle trincee Attualmente questo fenomeno è chiamato DPTS (disturbo post traumatico da stress), sembra una cosa di poche percentuali. In realtà, almeno per gli Stati Uniti, come segnalato anche dall’articolo della Stampa al seguente LINK, in questi periodi muoiono più veterani ritornati in patria che soldati al fronte.
Se si fa una ricerca in internet potrete constatare la drammaticità della questione. Negli anni imminenti allo scoppio della prima guerra mondiale l’odio tra le nazioni era diventato così viscerale e insopportabile che tutti inneggiavano al combattimento. Si direbbe che la coscienza collettiva della gente sia andata fuori di senno. Dopo 100 anni siamo, nonostante permangono delle frizioni e dei nazionalismi, un’unica entità politica. Per chi hanno combattuto quei giovani, che cosa ci hanno consegnato di “stecca”, quale insegnamento dobbiamo trarre dalla loro morte? Nuovi nemici spuntano all’orizzonte, attentati, vittime, bombardamenti. Si stanno forse coltivando gli stessi semi (scemi) di odio del passato, nascondendo interessi economici, geopolitici o altro? Per approfondire: Hasting M, Catastrofe 1914. L'Europa in guerra, Neri Pozza 2014. Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY
luigi
2/4/2016 12:46:30 am
interessante
Kevin
2/4/2016 12:48:27 am
Lo penso anch'io I commenti sono chiusi.
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Febbraio 2022
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