
Io nel mio piccolo rilevo che aumentano i casi di ragazzi a scuola con difficoltà di vario genere, problemi respiratori, cefalee, disturbi gastrointestinali, sindromi varie e non da ultimo il sempre più diffuso ADHD. Purtroppo la medicina non sa rispondere al perché di tante malattie e molte volte ricorre solo ai soliti consigli precauzionali, i quali sono il mangiare di meno e una dieta più equilibrata. Forse una risposta può essere nel non conoscere gli effetti di tutte le molteplici molecole chimiche prodotte in questi anni a cui il corpo dell’uomo viene esposto per la prima volta nella sua storia evolutiva anche se in piccolissime dosi. Un libro citato in un precedente post ( Carnazzi Stefano, Cento domande sul cibo. Manuale di sopravvivenza tra il supermercato e la tavola, Edizioni ambiente , Milano 2009 ) dice che la medicina omeopatica ha dimostrato essere più efficace di quella allopatica sebbene il principio “guaritore” è paragonabile all’azione di una goccia di veleno all’interno di un grande lago, e nonostante questa bassissima percentuale il nostro organismo si dimostra sensibile.
Due libri ( Bressanini Dario, Le bugie nel carrello. Le leggende e i trucchi del marketing sul cibo che compriamo, Chiarellettere 2013; Bressanini Dario, Pane e bugie, Chiarelettere 2013) un po’ in controtendenza stimolano la nostra attenzione sui raggiri che ci possono esserci nella nostra spesa quotidiana e ci invitano ad essere più oculati.
- Il pane al Kamut non è ne antico ne originario dell’Egitto.
Immagino che quasi tutti pensino che la farina di Kamut sia la riscoperta casuale di vecchie varietà che i faraoni coltivavano. Forse qualche chicco di frumento si è conservato per tento tempo come le mummie e adesso dopo il lavoro degli archeologi possiamo di nuovo goderci i sapori e il gusto che assaporavano i nostri antenati in Egitto. Purtroppo non è così! Andate pure a vedere in internet (https://it.wikipedia.org/wiki/Kamut) il Kamut è un grano brevettato, registrato (come la Coca Cola) e commercializzato come grano del faraone ma invece appartiene a un’azienda situata nello stato del Montana. Questo cereale non è altro che una selezione di frumento proveniente da una varietà di grano iraniano. Inoltre qualcuno affetto da celiachia sperava che fosse una pianta priva del fastidioso glutine ma purtroppo non è così, anzi sembra che ne abbia un po’ di più delle altre varietà. Così pure hanno molto glutine altre varietà “antiche” come il famoso “Senatore Cappelli” (inizi del 1900) e il “Graziella Ra”. - La patata Selenella non è una varietà selezionata ma una pianta a cui hanno irrorato dei composti a base di selenio.
Allora il consumatore dice tra se e se: “Porca miseria, mi hanno fregato. Adesso mi prendo la patata al selenio così divento ancora più intelligente, ringiovanisco e mi faccio un’altra vita!”
Ahimè! È vero che c’è la PATATA AL SELENIO ma ci sono alimenti molto più ricchi come il pesce. Solitamente si è indotti a pensare che è stata selezionata una varietà capace di sintetizzare il selenio, oppure si pensa che il terreno nelle zone di Bologna è particolarmente dotato di questo nutriente. Niente affatto, semplicemente e banalmente vengono irrorate le foglie come si fa con i concimi fogliari. Niente di tipico è legato alla zona di produzione.
Le proprietà del selenio sono tante e importanti (di solito si dice di tipo antiossidante e cardiocircolatorio) (https://it.wikipedia.org/wiki/Selenio).
Gli esperti dell’EFSA (http://www.efsa.europa.eu/it/) hanno dichiarato che in media i cittadini europei ne assumono a sufficienza e se assunto in dosi eccessive diventa tossico. Secondo quanto dice il libro, il contenuto di selenio contenuto in 100 grammi di un pesce comune come la sogliola equivale a quello di 800 grammi di patata Selenella.
la presenza di selenio, specifica il libro, nei vegetali dipende molto dai terreni di produzione e in Italia sono molto vari. - Il pomodoro Pachino non è una varietà originaria di Pachino ma una selezione di una ditta sementiera israeliana.
Dopo la patata e il grano del faraone una bella insalata con pomodori Pachino (https://it.wikipedia.org/wiki/Pomodoro_di_Pachino) è quella che ci vuole. Il pomodoro di Pachino ha ottenuto l’IGP, ma la varietà però è stata creata dalla multinazionale sementiera israeliana HaZera Genetics e introdotta in Italia nel 1989. All’inizio non ebbe molto successo ma poi grazie al fatto che marcisce meno in fretta delle altre varietà, ha incontrato il favore di molti consumatori. I geni introdotti dalla ditta sementiera hanno dimostrato una maggiore resistenza agli agenti patogeni e perciò la coltivazione richiede minori trattamenti, e questa è una cosa molto buona. Per la precisione il pomodoro Pachino non è un Ogm ma una varietà ottenuta attraverso selezione genetica. Anche in questo caso, però, niente che sia collegato alla tradizione. - Riguardo alla biodinamica l’autore mostra una certa ritrosia. Per chi non lo sa questa tecnica agronomica è sorta in base alle tesi dell’antroposofo Rudolph Steiner. Se uno comincia a conoscerla rimane sorpreso dalle tecniche “particolari” praticate. Il libro riporta diverse prove a confronto con il biologico ma in certo qual modo è costretto a riconoscere che molti vini classificati tra i primi 100 al mondo sono coltivati in modo biodinamico. A suo dire comunque questo non significa molto poiché sarebbe come dire che diversi che hanno prodotto i migliori vini del mondo avevano il cappello rosso e quindi fanno parte della cappellorossodinamica. Lo so che quello che viene proposto nella biodinamica non corrisponde ai criteri di scientificità e controllo attuale ma questo non significa che questo metodo non sia valido perché non rientra nelle categorie attuali della scienza. Quante cose la scienza non riesce ancora a spiegare, dobbiamo per questo ritenerle sbagliate? Quando la scienza non aveva scoperto le onde elettromagnetiche non è che loro non esistessero. Ci sono tantissimi farmaci in medicina in cui è sconosciuto il meccanismo d’azione e si vedono solo gli effetti. Personalmente posso dire che ho conosciuto alcune realtà steineriane e ne sono riconoscente.
- Le mozzarelle di bufala alle volte sono fatte (truffando il consumatore) con una percentuale di latte vaccino.
In uno studio del 2007 dell’università di Padova capace di distinguere il latte di bufala da quello vaccino (con un grado di accuratezza dello 0,1%), si è scoperto su 64 campioni di 34 marchi differenti che l’80 per cento aveva aggiunto latte di vacca in una percentuale media del 3%. Alcuni campioni avevano anche il 20% di aggiunta.
Ben più grave è il fatto che in alcuni paesi è consentita la creazione di mozzarella da latte in polvere, con l’aggiunta di coloranti (come sbiancante cellulosa microcristallina, E460) e biossido di titanio per renderle lucide e riflettenti. - L’aggiunta di coloranti in molti cibo senza che ce ne sia necessità e l’ipotesi di Feingold sulla possibile connessione al disturbo di iperattività.
L’autore ci informa sulla necessità dei conservanti pena il rischio di contrarre malattie anche mortali (botulismo) ma si sente un po’ raggirato dalla presenza di coloranti in molti prodotti senza che ce ne sia necessità anche se questi sono del tutto privi di effetti nocivi. Si sa che si compra anche con gli occhi ma secondo lui non è giusto aggiungere simili sostanze quando non c’è necessità.
Nei pacchetti di caramelle alle volte tra l’elenco degli ingredienti c’è scritto che alcuni coloranti (E102, E122, E124) “possono influire negativamente sull’attività e l’attenzione dei bambini”.
Questa scritta nasce da un’ipotesi lanciata da Benjamin Feingold un pediatra statunitense nel 1973 che metteva in correlazione iperattività e assunzione di coloranti e conservanti alimentari. L’EFSA ha fatto degli studi in merito e sembra che ci possa essere una connessione per individui che mostrano una sensibilità per gli additivi e coloranti alimentari, ma i dati non consentono chiarezza in tal senso. Le autorità politiche europee hanno deciso quindi in via cautelativa di far apporre nei prodotti che usano le sostanze sospettate la frase sopracitata.
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