Immagini dell'affresco inferiore dell'abside della chiesa di Pozzoveggiani a Padova ritraenti animali legati probabilmente a una simbologia di religiosità popolare che affonda le radici nel paganesimo. Sembra che un lungo filo di concezioni religiose analoghe, accomuni gli uomini dal neolitico fino ai giorni nostri ma non si esclude che anche il paleolitico superiore ne sia esente visto quello che ci dice l'antropologo Anati (Emmanuel Anati, Origini delle religioni, Atelier 2013) nel suo libro sulle origine delle religioni. Egli riferisce che lo sciamanesimo (pratica che mette in contatto il mondo dei viventi con il mondo degli spiriti) era già praticato 30000 anni fa. Secondo l'autore l'arte preistorica riproduce alle volte situazioni in cui "lo sciamano abbandona il proprio corpo e viaggia nel mondo degli spiriti". Questa lettura mi ha richiamato alla mente la credenza sul volo delle streghe e i supposti incontri con entità diaboliche durante il medioevo. Le streghe a loro volte mi hanno fatto venire in mente il fatto che probabilmente sono una distorsione del vecchio ruolo religioso femminile nelle civiltà celtiche. Un ruolo che era legato alla fecondità e alla generatività della natura. Concetti questi ultimi che possono essere ricollegati ad alcune concezioni new age. Che sia troppo azzardato supporre un legame religioso che attraversa varie epoche storiche? Vi presento alcuni pensieri di vari autori e poi fate le vostre conclusioni personali. Il primo autore è MariJa Gimbutas. Marjia Gimbutas (https://it.wikipedia.org/wiki/Marija_Gimbutas) è stata una grande antropologa e linguista Lituana del periodo neolitico. Lei propone l’idea religiosa della “grande dea”della vita, della morte e della rigenerazione che accomuna tutte le molteplici manifestazioni religiose del neolitico. Tale filone religioso sarebbe sopravvissuto come i fiumi carsici da quei tempi antichi fino ai nostri giorni. Per esempio la caccia alle streghe non sarebbe stato altro che una persecuzione verso le vecchie credenze pagane che affondavano le radici nel substrato religioso antico. È bene specificare che non tutti gli studiosi sono d’accordo con le sue tesi. In special modo l’asserzione secondo cui in questo periodo (neolitico), l’Europa avrebbe vissuto un momento pacifico, sembra piuttosto inverosimile e in contrasto con quello che la storia da sempre ci insegna sulla belligeranza degli esseri umani. Ci sono anche altri motivi in contrasto con il suo pensiero che qui per brevità non riporto. Alcune punti del suo libro (Marija Gimbutas, Le dee viventi, medusa edizioni 2005) ci fanno riflettere su questa idea di una continuità di tradizioni e concetti religiosi in Europa nel corso dei tempi.
Una rappresentazione della dea rana è la “Shela na gig” che ritroviamo addirittura rappresentata nella chiesa medioevale del 12° secolo di s. Mary and s. David a Kilpeck, Herefordshire, Inghilterra. L’immagine che si vede è molto esplicita e fa riferimento all’organo genitale femminile. Lo stupore deriva dal fatto che ci si domanda: cosa ci fa un’immagine simile in una chiesa cristiana? L’autrice sostiene che la "Sheela na gig" veniva incorporata e venerata nelle chiese medievali d'Irlanda e Inghilterra, con i suoi occhi rotondi e altri particolari, non è altro che l'antica dea-rana o dea-rospo, colei che presiede alla nascita e alla rigenerazione. 3. Secondo l’autrice i Lituani nomi di baubas e bauba rappresentanti una strega terribile o un mostro nei racconti popolari, sono i nomi della dea della morte e della rigenerazione prima che fossero trasformati in tempi successivi con connotazioni negative. 4. Sono state rinvenute in diversi siti archeologici ossa di defunti disarticolate segno di una inumazione avvenuta dopo un processo di scarnificazione. Ossia prima il corpo del defunto veniva esposto all’aperto, affinché gli uccelli rapaci ne mangiassero le carni e poi venivano seppellite le ossa. A tal riguardo attualmente una religione discendente dallo zoroastrismo che si chiama parsismo usa questo tipo di rito funerario. Essi espongono i cadaveri agli agenti atmosferici e ai volatili necrofagi su delle sommità chiamate le “ Torri del silenzio” e poi ne seppelliscono i resti dentro a dei pozzi. Potrebbero forse richiamarsi in qualche maniera alle pratiche neolitiche? 5. C’erano delle comunità di sacerdotesse le cui riunioni devono essersi diffuse per millenni nell’Europa antica. Questi raduni sembrano richiamare i temuti sabba del medioevo. Probabilmente quindi la caccia alle streghe fu una persecuzione nei confronti di chi praticava “i riti della dea” e conosceva erbe medicinali e altre tecniche di guarigione. Tale tesi viene sostenuta anche dal libro di R. Corbella M.Centini, la stregoneria in Insubria. Tradizione popolare, Inquisizione e riti pagani tra Lombardia e Piemonte, Macchione Editore 2010. L’insubria è quella zona molto estesa (http://www.terrainsubre.org/insubria.html) tra il Piemonte e la Lombardia, antica sede di una popolazione di origine celtica. 6. L’autrice sostiene a metà libro, che le religioni e le usanze degli antico europei si fusero con i nuovi arrivati avente origine indo europea. Le potenti dee ereditate dal neolitico si diffusero lungo tutta l’Europa; in vari modi sia con il folclore, con le tradizioni o con le superstizioni sono continuate a vivere lungo i secoli e fino al nostro tempo. Per questo intitola questo libro “le dee viventi”. Anche un altro autore J. Frazer nel suo libro del 1890 “il ramo d’oro”(J. Frazer, Il ramo d’oro. Studio sulla magia e la religione, Newton Compton 2014) (criticato da alcuni dal punto di vista metodologico) sebbene non usando le stesse parole insiste molto su concetti simili della Gimbutas ricorrendo alla spiegazione di queste espressioni religiose come riti legati al ciclo delle stagioni. Osiride, Demetra, Adone e Dionisio non sarebbero altro che le facce di un medesimo concetto religioso quello legato al ciclo stagionale di vita, morte e rinascita. Chi conosce la religione afrobrasiliana del Candomblè è a conoscenza che le divinità africane (orixa) sono state impiantate all’interno di un contesto culturale cristiano in cui vivevano gli schiavi facendole assumere i nomi e le fattezze di santi cristiani ma conservando i concetti originari. Quindi questo processo di incorporazione e trasmissione silenziosa di divinità e concetti religiosi non sarebbe presente solo nel mondo occidentale ma anche in altre parti. Per ultimo riporto una mia esperienza personale. Recentemente recandomi a Padova mi sono fermato a vedere l’oratorio di Pozzoveggiani dedicato a S. Michele Arcangelo. Si tratta di una chiesetta antichissima che ha subito diverse ristrutturazioni. All’inizio della sua storia in epoca romana era un tempio dedicato alla dea fortuna. Nella fascia inferiore dell’abside sotto la rappresentazione di dodici figure che ritraggono probabilmente i dodici apostoli sono rappresentate in affresco due scene (sec. XII e XIII). In una abbiamo dei cavalieri che combattono e nell’altra una caccia al pavone da parte di un leopardo e di una creatura metà uccello e metà uomo. Sono disegnati inoltre un fagiano che insieme al pavone possono rappresentare la vita eterna, poi una civetta e un gufo simboli di morte, un leone (potenza pericolosa), una sirena e un cinghiale (forze del male). Maria Silvia e Antonella Guzzon che hanno curato un valido opuscolo munito di bibliografia, spiegano che si tratta di un “bestiario legato per lo più alla simbologia dei luoghi di sepoltura”. Se andate al leggere il libro della Gimbutas noterete che tutti questi animali tranne il pavone e il fagiano sono presenti e legati ai rituali del neolitico. Non ho potuto non chiedermi: cosa ci fanno in una chiesa antica a Pozzoveggiani pavoni, fagiani, civette, gufi e altre bestie? Che siano le vecchie concezioni e tradizioni religiose che in qualche maniera sono emerse e hanno trovato espressione attraverso questi disegni? E adesso in questo momento queste credenze continuano a sopravvivere? R. Corbella e M.Centini nel libro citato sopra a pagina 66 riferiscono che l’avvento dell’espansione industriale nella zona milanese, lo sviluppo del dopoguerra, l’avvento della modernità impregnata di razionalismo, nonché il disuso del dialetto portò a sradicare l’ambito agricolo vitale in cui queste credenze e tradizioni di tipo ancestrale si trasmettevano, per cui queste tradizioni antichissime proprio ai giorni nostri non trovano più spazio per continuare ad esistere. Sembra che la nostra epoca riesca a fare quello che tanti secoli invasioni e persecuzioni non sono riusciti a fare. Così si potrebbe pensare che accada anche in altre parti d’Europa. I concetti della Gimbutas attualmente però hanno trovato posto all’interno della new age per cui sembra che questo movimento o “network” stia rispolverando le vecchie convinzioni ancestrali. Cosa pensare? Forse alcuni concetti fanno parte ormai di un inconscio collettivo come pensava Jung? La secolarizzazione in atto porterà a un abbandono della religione cristiana, all’ateismo o alla riedizione di vecchie religiosità già viste? Gli interrogativi rimangono aperti. L'affresco nella fascia inferiore dell'abside della chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo a Pozzoveggiani (Padova).
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Febbraio 2022
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