Duhiggs Charles, La dittatura delle abitudini. Come si formano, quanto ci condizionano, come cambiarle, Corbaccio 2012. Come ha fatto un generale americano in Iraq a sedare i tumulti di piazza? Studiò il comportamento dei manifestanti e scoprì che la presenza dei venditori di cibo ambulanti era determinante per il proseguo della protesta. Chiese al sindaco di vietare la loro presenza e ottenne l’obiettivo sperato. Lo schema di quello che succedeva era di solito questo: avveniva qualche fatto e si radunavano delle persone nel pomeriggio, dopo un certo numero di ore arrivavano i venditori di cibo, successivamente verso sera il lancio di un oggetto o qualcosa di simile scatenava il pandemonio. L’ufficiale fece togliere il “carburante” per proseguire e dopo un certo tempo non c’era più nessuno. Egli spiegò come nel corso della sua carriera l’addestramento consisteva soprattutto nell’apprendere nuove abitudini. Applicando lo stesso metodo di attenzione alle dinamiche di comportamento capì quale strategia da seguire e ottenne i risultati sperati. Nessuno forse avrebbe mai pensato che togliendo le bancarelle di Kebab si sarebbero sedate le rivolte. Come fanno i pubblicitari a identificare le donne in stato di gravidanza e proporre gli oggetti necessari? Attraverso le carte fedeltà. Vengono registrati tutti i prodotti di acquisto e quando le donne comprano creme neutre, discostandosi dai loro prodotti di acquisto usuale, capiscono e vengono a conoscenza del loro stato. Questi sono due esempi di quanto siano importanti e rivelatrici le abitudini degli uomini. Facciamo tantissime cose nel corso della nostra giornata in modo automatico, per abitudine senza pensarci, al punto di essere in dubbio se il tal semaforo l’abbiamo passato con il colore giusto. Una sorta di pilota automatico ci guida; esso lentamente ha preso il soppravvento e non stiamo più a pensare alle moltitudine di gesti spontanei necessari alla nostra vita quotidiana: lavarsi i denti, asciugarsi, cambio delle marce ecc. Quello delle abitudini è un sistema al risparmio che la natura ha escogitato per economizzare le risorse cerebrali. Infatti se dovessimo continuamente pensare a tutti i gesti spontanei che normalmente facciamo nel corso della giornata, “il cervello collasserebbe sotto il peso delle innumerevoli attività quotidiane”. In effetti, in base agli studi, le lesioni ai nuclei della base del cervello, ove vi è la sede grossomodo delle abitudini, causano una fatica notevole per eseguire attività elementari se non proprio una vera e propria paralisi di indecisione. Queste persone perdono la capacità di ignorare dettagli insignificanti e devono pensare a tutto, anche alle cose più banali. Ci sono però buone abitudini e cattive abitudini. Alcune di loro sono schiavizzanti, cosa si può fare per cambiarle? Osservando con attenzione si possono sostituire le cattive con modalità alternative, più avanti cercherò di spiegare come si può fare. Le abitudini sono come il solco scavato da un corso d’acqua, per cambiarle occorre deviarne l’alveo perché non si può impedire lo scorrere dell’acqua. Ossia occorre dare un’alternativa. Ad esempio se uno ha l’abitudine di fumare si deve trovare qualcosa che la sostituisca e non semplicemente vietarla. Infatti noi tutti sappiamo della quasi inutilità dei divieti di fumo. Se si da un’alternativa collegata al bisogno soggiacente è più facile risolvere il problema. Occorre inoltre ricordarsi che esiste sempre un pericolo di recidiva così come il fiume può ritornare alla vecchia zona di scorrimento, alla stessa maniera l’abitudine cattiva si può ripresentare. Se le finalità perseguite sono diventate un’abitudine, noi tutti sappiamo si consolideranno e porteranno i frutti sperati. È ovvio, lo sanno tutti e dobbiamo rendercene sempre più conto. Come mai gli animali in natura allo stato selvaggio acquisiscono il loro peso forma e da li non si schiodano più fino alla fine della loro vita, mentre per i nostri animali domestici non è così? La risposta sembra essere proprio nelle cattive abitudini acquisite, almeno così si pensa poiché altre spiegazioni plausibili non se ne trovano. Se seguissero il loro modo naturale di alimentarsi avrebbero un peso ideale, ma la vicinanza con l’uomo e le sue abitudini, li ha contagiati anche in questa dimensione considerata spontanea e non condizionabile. Diceva l’ufficiale americano che si era accorto dell’importanza dei “kebabari”: “se cominci a vedere tutto come un insieme di abitudini è come quando ti danno una torcia elettrica e un piede di porco”. Tre sono le caratteristiche fondamentali sottese alle abitudini:
Gli stessi alcolisti anonimi secondo l’autore fonderebbero il loro successo intorno all’instaurazione di nuove routine, non si mettono in discussione il segnale, la gratificazione e il bisogno ma si propongono agiti alternativi. Un altro aspetto importante è il credere in ciò che si fa e il sostegno di un gruppo: “le vostre probabilità di successo aumentano in maniera decisiva se vi impegnate entrando a far parte di un gruppo. Crederci è essenziale, e la fiducia si sviluppa da un’esperienza di condivisione.” E nelle religioni perché tanti riti e ripetizioni? Perché tante religioni hanno preghiere ripetute simili al rosario? Quale senso può avere il rito dell’alzabandiera nell’esercito? Perché ai soldati si insegna a marciare quando dal punto di vista tattico non ha più nessuna utilità pratica? Questi gesti e rituali sono connessi forse alla necessità di implementare e consolidare convinzioni e credenze attraverso le abitudini? Per ultimo due video di recensione del libro: https://www.youtube.com/watch?v=Mb9rZb9P77U https://www.youtube.com/watch?v=Kn-joN1pHG0 Saluti Giuliano Mazzocco COOKIE POLICY PRIVACY POLICY I commenti sono chiusi.
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Febbraio 2022
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