LA MALATTIA COME AUTOGUARIGIONE DAL DOLORE DELL’ANIMA, un libro di Dieter Beck Prima parte11/3/2015
Dieter Beck, La malattia come autoguarigione. Per una medicina olistica e una nuova visione dell'uomo, Pgreco 2012. Pensavo fosse una delle tante pubblicazioni che riguardavano il collegamento tra mente e corpo ma non è stato così. Questo libro è qualcosa di più. Esso ci parla della malattia fisica come espressione e strumento di guarigione di un malessere psichico. Non è semplicemente un mero sfogo ma ne costituisce il rimedio. La malattia fisica certe volte (l’autore dice spesso) è il tentativo di riparare un’offesa psichica, serve a compensare una perdita o a risolvere un conflitto interno. In questa ottica la sofferenza non è inutile ma funge da “farmaco” di guarigione. Moltissimi libri parlano della connessione mente-corpo ma nessuno di quelli che ho letto vedono la malattia fisica come medicina e rimedio alle difficoltà della psiche. Cercando di spiegarmi meglio ricorro a questa analogia: Come la malattia si esprime con la febbre, rendendo il corpo dell’ammalato inospitale per il virus o il batterio, al fine di portare una guarigione così il malessere psichico, le sconfitte della vita e le ferite al proprio io interiore, si traducono alle volte in malattie corporee che portano all’individuo una temporanea limitazione al fine di ristrutturare se stesso e proseguire nel cammino della vita. Però come alle volte la febbre e la malattia fisica può portare a esiti nefasti così anche il disagio psichico manifestatosi in una malattia corporea può portare a un finale negativo. Non sempre questo processo conduce a guarigione. Alle volte si combatte la malattia ritenendola di origine organica e ci si accorge che è il sintomo di un malessere psichico. Non ne è la causa e quindi ci si prodiga vanamente. Se questa tesi (dice l’autore) si manifestasse fondata avremmo un modo nuovo di considerare la malattia e la sofferenza. A questo punto non andrebbe più debellata ma lasciata al suo decorso in maniera che possa essere portatrice di riparazione. L’autore basa le sue tesi sulla teoria psicoanalitica freudiana e sui successivi apporti di Kohut, Kernberg e altri psicologi (Kohut, Narcisismo e analisi del Sé,Boringhieri, Torino 1977; O, F, Kemberg, Sìndromi marginali e narcisismo patologico, Boringhieri, Torino 1978). Dice Freud in un passo citato nel libro: “ammalarsi è la soluzione economicamente più facile di un conflitto psichico, anche se risulta chiara in seguito l’inadeguatezza”. Per l’autore sono quattro le casistiche che vedono la malattia fisica come strumento della psiche per guarire dai suoi malanni.
Siamo soliti pensare alla malattia come un attacco da fattori esterni e molto meno riteniamo che lo stato psicologico influenzi la salute. Ma soprattutto di fronte alla malattia psichica si pensa che la guarigione possa arrivare dalla terapia psicologica, dal parlare, dal trovare un “senso alle cose”. L’autore invece ci dice che la malattia psichica trova alle volte soluzione in una sofferenza fisica. Una tale tesi mi interroga e mi scandalizza. Esagerando con tale idea si potrebbe dire che una soluzione per una malattia psichica o un malessere dell’animo sarebbe la prescrizione di una malattia fisica. Mi viene in mente il proverbio che ho sempre odiato “quando il corpo se frusta l’anima se giusta”, il cui significato sembra essere: quando il corpo viene trattato male lo stato d’animo della persona si aggiusta. Penso che la stragrande maggioranza delle persone cerchi di evitare la sofferenza in tutti i modi, invece in questo libro se ne intravede una utilità, cosa pensare? Le argomentazioni portate dall’autore e le citazioni rendono difficile una confutazione della tesi del libro. Le implicazioni sottese lasciano la porta aperta per la comprensione di comportamenti masochistici e altri comportamenti devianti. Che dire? Saluti G. M. COOKIE POLICY PRIVACY POLICY I commenti sono chiusi.
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